Ancora sulla Macroregione Ausonia


 La Svizzera è una confederazione (CH) di Cantoni che, volendo, potrebbero tornare del tutto indipendenti: nel 1849 ci provò qualcuno. La Germania, nata nel 1871 come Impero Federale, è oggi una Repubblica Federale, e i Laender sono molto più autonomi delle nostre Regioni. Negli Stati Uniti (USA), gli Stati sono così identitari che se un criminale scappa dall’uno all’altro, per arrestarlo bisogna chiedere l’estradizione; e del resto fecero una Guerra di Secessione dal 1861 al ’65. La Gran Bretagna è un Regno Unito (UK), ma basterebbe un referendum per veder rinascere un Regno di Scozia… o una Repubblica d’Inghilterra. La “Nation une e indivisible”, la Francia, si è dovuta arrendere alle autonomie, e Macron ne ha assicurato una larga alla Corsica: ci facciamo un pensierino? La Spagna, dove del resto un Regno di Spagna c’è solo dai tempi infelicissimi di Giuseppe Bonaparte, è oggi divisa in larghe autonomie; senza dire della Catalogna.

 L’Italia, la cui unità politica era finita nel 568 con Longobardi che non riuscirono a conquistare tutto il territorio, divenne nel 1861 un Regno centralista e unitario, diviso solo amministrativamente, anzi solo burocraticamente in Province, e, fino al 1970, in Regioni quasi tutte solo nominali. Divenne tale perché le circostanze andarono come andarono tra il 1859 e il ’61, e in parte sfuggendo agli stessi attori della vicenda.

 Tutti quelli che, nei decenni precedenti, e con la sola eccezione delle utopie di Mazzini, pensavano all’unità politica dell’Italia in forma di confederazione o federazione, quindi conservando in parte le secolari identità. Circolarono queste tesi:

1. L’Austria propose una Confederazione Italiana sul modello della Germania. Respinsero la proposta Torino, Napoli e il papa, per non dare a Vienna altri pretesti d’ingerenza.
2. Scrisse un libro il duca di Modena.
3. Il Gioberti sostenne la tesi neoguelfa: confederazione con la presidenza del papa.
4. Il Balbo, la tesi neoghibellina, con presidenza dei Savoia.
5. Il Cattaneo e il Pisacane parlarono di assetti federali repubblicani-

 Nel 1848, con le insurrezioni di Milano e Venezia e la guerra scatenata da Carlo Alberto, parve che si formasse persino uno schieramento militare italiano. Pio IX inviò truppe al confine; dalla Toscana partirono studenti volontari. Ferdinando II, re delle Due Sicilie, inviò truppe al comando di Guglielmo Pepe, mentre la flotta borbonica proteggeva Venezia dalle navi austriache.

 Troppo bello… Intanto, Ferdinando non dichiarò guerra all’Austria; e, peggio, la Sicilia si era ribellata, dichiarandosi indipendente e offrendo la corona a un Savoia; peggio del peggio, il 15 maggio, inaugurandosi il parlamento a Napoli, dilagò un’agitazione liberale, repressa dall’esercito e dai sudditi fedeli al re. Quando Carlo Alberto conquistò la fortezza di Peschiera, le sue truppe, entusiaste, gridarono in coro “Viva il re d’Italia”. Poco dopo, veniva sconfitto a Custoza; e l’anno dopo a Novara.

 Nasceva una Repubblica Romana, aggredita e stroncata da Luigi Bonaparte, presidente… della Repubblica francese, poi Napoleone III imperatore.

 Carlo Filangieri, principe di Satriano e duca di Cardinale, riconquistò la Sicilia; ma la sua intelligente politica di conciliazione con la nobiltà insulare non venne sostenuta dal Borbone.

 Da quello che trapelò dei colloqui di Plombières tra Napoleone III e Cavour, l’accordo era per una federazione tra Regno di Sardegna esteso alla Pianura Padana; un Regno centrale; Roma al papa; e il Regno meridionale. Ma questo non venne coinvolto, né Ferdinando II, né il suo successore Francesco II fecero… ma no, nemmeno si accorsero che a nord c’era una guerra e che cambiavano gli assetti d’Italia e d’Europa; e Francesco attese passivamente la fine.

 Nel 1860, il Meridione fu annesso, senza che i Borbone si sapessero difendere; e tanto meno fecero qualcosa i liberali meridionali per una trattativa che salvasse l’autonomia: si consegnarono allegramente all’annessione, pur di ottenere qualche comodo personale.

 Nel 1970 nacquero delle Regioni che di autonomo hanno ben poco; e non dico sul piano della forma, ma perché le classi dirigenti politiche non hanno mai saputo affermare tesi e proposte; e del resto rappresentano terre che, statistiche alla mano, sono le ultime d’Europa, con qualche rara eccezione.

 Da tutto questo, la proposta di superare le attuali Regioni, e dar vita a una Macroregione, cioè una Regione sola con le attuali Molise, Puglia, Campania, Basilicata, Calabria: 12 milioni di abitanti. La stiamo affacciando in parecchi, anche se, da bravi meridionali, ognuno per conto suo.

 La chiamo Ausonia (ma chiamatela come vi pare), e penso a un presidente eletto; un consiglio di pochi membri e che si riunisca quattro volte l’anno; e una burocrazia snellissima; e un centro direzionale facile da raggiungere. Per gli amanti della storia, a Melfi.

 Vediamo se qualcuno risponde? Risponde sul serio, senza ingiurie generiche, parolacce in dialetto, sogni di ricchezze che mai furono e mai saranno, invenzioni di filosofi vegetariani, e spremilimoni a molla spacciati per “primati” del Sud.

 Coraggio, meridionalisti: siate seri.

Ulderico Nisticò