Ancora sulla nostra storia: il brigantaggio


 Poveri briganti, vittime, prima della storiografia risorgimentale, che li chiamò appunto briganti come fosse un fatto di ordine pubblico; e oggi di una pubblicistica fasulla che li sta arruolando a sinistra, spacciandoli per socialisti, e persino democratici e repubblicani; quando erano monarchici e reazionari quanto altri mai!

 Il brigantaggio è uno squisito fatto politico; e, come diremo tra poco, antropologico e sociologico. Intanto, non è un fatto unico del Meridione d’Italia: bande di masnadieri e allegri disperati sono segnalate in tutto l’Occidente, e se ne alimentò tutta una letteratura, e poi la cinematografia. Furono i “banditi” ad aprire la strada del West, solo in seguito raggiunti da militari e sceriffi e ferrovie. Nel centro di Parigi prima di Napoleone III, e di Londra, come di N. York fino a trent’anni fa, era altissima la probabilità di beccarsi una coltellata; come del resto oggi in alcune italiche periferie e nella stazione di Milano.

 Nel Meridione il brigantaggio assunse spesso valenza politica. Nel 1799, il cardinale laico Fabrizio Ruffo radunò un esercito popolare (banditi inclusi!), le Masse di Santa Fede, o Armata Cristiana e Reale, e scacciò dal Regno i Francesi invasori. Fatti simili avvennero, in quegli anni, in Piemonte, Veneto, Romagna, Toscana… Come nella Vandea di Francia già agli inizi della rivoluzione. Come in Spagna contro l’invasione di Napoleone…

 Quando nel 1806 tornarono i Francesi, questa volta monarchici anche loro, la Calabria insorse per anni. Amantea resistette a un assedio francese di migliaia. Crotone si difese per mesi, bruciando i campi di grano per affamare il nemico. Le bande di Genialitz, Parafante, Falsetti Cent’anni, Gualtieri Panedigrano, Santoro Re Coremme, padre Michele Ala, padre Rosa, de Michelis… inflissero enormi perdite al nemico francese e ai suoi sostenitori locali.

 Nel 1860, già nella battaglia del Macerone compaiono i primi “volontari”, civili armati a sostegno dell’esercito borbonico. Parentesi: che l’esercito borbonico avesse… bisogno di sostegno, lo provano, ahimè, le figuracce da Marsala fino all’abbandono di Napoli, dove Garibaldi entrò in comodo treno: l’unico che c’era, nel Regno, ma gli evitava una cavalcata con delle fastidiose conseguenze che tutti i cavalleggeri dell’Ottocento pativano, anche Napoleone, e tranne il generale Custer, che gli Indiani chiamavano C*lo Duro, prima, s’intende, di ucciderlo.

 Il generale Salzano aveva proposto di non affrontare al Garigliano i Sardi, ma scatenare la guerriglia, cui l’esercito sardo non era minimamente preparato, e si vide. Francesco II aveva una vocazione per non ascoltare i suggerimenti intelligenti – lo aveva fatto con Filangieri – e seguire i consigli sbagliati come quelli di Napoleone III.

 Era caduta Gaeta, quando il brigantaggio si suscitò da solo, e, malamente e nulla coordinato, e disseminato in bande, metterà in gravi difficoltà l’esercito nemico, fino al 1861 sardo, poi italiano; e quella milizia improvvisata di borghesi chiamata Guardia Nazionale. Sono passati alla leggenda Crocco, Chiavone, Borjes, Romano: quel Romano cui è stato eretto l’unico monumento ai briganti, a Gioia del Colle dove cadde in battaglia; e io mi onoro di aver tenuto l’orazione inaugurale. E infatti allora esisteva un meridionalismo serio, prima delle recenti ubriacature pinoaprilate, e dei sogni di ricchezze che mai furono e mai saranno.

 E come scordare le brigantesse? Michelina de Cesare, cui ho dedicato un dramma; Ciccilla…

 Allegri disperati, i briganti? Forse e raramente qualcuno di loro, come Crocco, aveva creduto alla promessa di divisione delle terre; ma, sotto l’aspetto antropologico, è ben difficile anche solo immaginare che un brigante, e tanto più una brigantessa, gente dei boschi e combattenti nati, intendessero trasformarsi in pacifici e affaticati contadini. E tanto meno aspirare a qualche impiego al Comune… come operai, dato che, pur ricchi di virtù guerresche, erano sanamente analfabeti.

 Volevano, questo è certo, il ritorno del re Borbone: un re mitologico. Odiavano un altro re mitologico, Vittorio Emanuele; e i non mitologici borghesi meridionali subito passati al nuovo regime: ma tranquilli che sarebbero tornati borbonici più del vessillo bianco, se le cose cambiavano. La borghesia era stata murattiana poi borbonica, poi sabauda, poi blandamente fascista e ancora più blandamente antifascista, e sempre in qualche modo democristiana… tanto erano e sono i soliti ignoranti con laurea di cui allora e oggi il Meridione pullula. Laurea per il mestiere, anche esercitato bene; ma senza mai aver letto un libro dopo la solenne cerimonia accademica. Il primo parlamento italiano contava deputati meridionali in maggioranza; ma erano dialettofoni e perciò muti, e votavano a comando. Come oggi, del resto.

 Che fare dei briganti? Bah, io ci farei un mucchio di film, però quelli veri, senza taroccare i selvatici per politicanti di paese. Per ora ce n’è uno solo, ed è rimasto clandestino: quello di Squitieri, “E li chiamarono briganti”; clandestino perché dice la verità su tutti quanti: Savoia, Cialdini, Borbone, Borjes, Francesco II, Maria Sofia, il cardinale Antonelli, i borghesi e i briganti stessi; o quasi, perché Crocco non morì eroicamente e giovane bensì vecchio nel 1905 in carcere, dove dettò a dei giornalisti le sue memorie. Caddero da eroi Romano e Michelina e altri, e dopo alcuni anni della loro allegra disperazione.

 Qualcuno ha calcolato che gli eserciti sabaudi ebbero più morti contro i briganti che nelle tre guerre 1848-9, 1859 e 1866 contro l’Austria. Accaddero episodi di repressione violenta, ma è patetico, e si rende ridicolo, che qualcuno parli di genocidio, o, con sprezzo della lingua italiana, genocidi, plurale! Qualcuno, ancora più patetico, vorrebbe un “risarcimento” di non so quanti miliardi, magari sperando di intascare qualche soldino. Il meridionalismo, serio ai tempi di Silvio Vitale, Pino Tosca, Angelo Manna, UN e altri, è diventato ridicolo. Una lista elettorale in Campania, ispirata da Aprile, ha preso, udite udite, lo 0,24%; in Calabria, lo 0,0%, perché l’Aprile non l’hanno manco voluto in lista.

 Per favore, non spacciate i briganti per sindacalisti e segretari di partito e di partiti che non esistono; e abbiate rispetto per la loro memoria.

Ulderico Nisticò

Li chiamarono briganti!