Antonio Caminiti, e un poco di storia cittadina


 Quando, alla metà del XIX secolo, padron Cosimo Calabrò, figlio di Giuseppe (morto prima del 1875) approdò a Santa Maria di Poliporto, forse pensava di trattare qualche buon affare, e tornarsene ad Acciarello. Ma il piccolo e attivo borgo ebbe su di lui una tale forza attrattiva, che non se ne andò più. Mise casa, e fece venire la figlia Maria, intanto coniugata, ancora sullo Stretto, con Filippo (I) Caminiti. Erano già nati, nel 1857, Rocco, nel ’65 Domenico.

 Divenuti soveratesi, Cosimo Calabrò fu assessore; Domenico, consigliere; Rocco, ritiratosi dalla navigazione, fu sindaco. Nel 1881, trasferito il capoluogo sulla costa, si sancirono i toponimi di Soverato Marina e Soverato Superiore; era stata una proposta di Francesco Corapi (lo ricorda una via), di cui Domenico sposò la figlia Pasqualina: tra i sette figli, mia nonna Mattea Angela.

 E non dimentichiamo Maria Giuseppa Caminiti, insegnante (“a maistra Caminiti”), figlia di Placido, e madre, tra gli altri, di Mario Daniele, stimato giudice, e innamorato della nostra città come di Davoli, paese del padre Pietro.

 Rocco Caminiti esercitò i commerci di esportazione e importazione. Lasciò la vita politica al figlio Filippo (II), che fu sindaco, e, dal 1926 al ‘43, podestà; e sarà senatore dal 1948 al ’53. Gli è intolata una via.

 Filippo aveva sposato Ester Chiefari, e fu padre di sei figli. I più anziani ricordano la morte tragica del primogenito, Rocco, che fu un lutto per tutto il territorio. Gianfranco, geologo, si assume l’onore e l’onore di conservare sia la chiesetta fondata da suo nonno Rocco, sia la tradizione della Madonna a mare. Leggete Santa Maria di Soverato, II edizione, di UN e Tonino Fiorita.

 Ora abbiamo compianto, per morte a tutti apparsa inattesa, Antonio, ingegnere, figura universalmente apprezzata per cordialità di modi; e per una presenza costante nella vita sociale, eppure discreta e riservata. Nella memoria storica della città scorrono le immagini di Antonio Caminiti giovane sportivo (fu tra i tedofori di via Olimpia, quando nel 1960 passò la fiaccola); animatore di brillanti feste goliardiche allegre e trasgressive; lavoratore; padre di famiglia; presidente del Circolo Velico e ispiratore di iniziative sociali. È stato sindaco come Rocco e Filippo; Antonio, in tempi in cui la vita amministrativa era sempre molto precaria per fragili e rapidi equilibri tra partiti e correnti.

 A tutti è parso, e non è una frase fatta, se ne andasse, con Antonio Caminiti, un altro poco della vecchia Soverato produttiva e vivace; e un momento della nostra storia cittadina.

Ulderico Nisticò