Armonied’ArteFestival, giovedì 27 un viaggio nelle liriche dantesche con David Riondino


David_RiondinoUna passeggiata nella storia, nelle pagine che hanno costruito la cultura e lingua  italiana e che completamente si coniuga, in quest’occasione, con l’imponente chiesa normanna del Parco Archeologico Scolacium a Roccelletta di Borgia:  “Più dura che Petra”, spettacolo caratterizzato dalle Rime Petrose di Dante Alighieri dedicate all’amore negato e che incontra il virtuosismo musicale e vocale del suo tempo.  Sarà David Riondino, giovedì 27  alle ore 22.00,  a dare voce ai versi danteschi con il supporto de La Reverdie Ensamble, uno dei più accreditati gruppi di musica medioevale.

L’ultimo appuntamento della sezione Progetti Speciali di Armonied’ArteFestival, ideato e diretto da Chiara Giordano, concluderà un percorso che anche quest’anno ha manifestato la propria identità con un cartellone di spettacoli in linea con il concetto di “armonia delle arti”, intersecando forme, stili e linguaggi diversi, sempre con un alto e densissimo concetto di arte e cultura che, senza nulla togliere agli ambiti più popolari, ama però porsi come momento di crescita spirituale e intellettuale, oltre che d’intrattenimento distensivo.

In occasione delle celebrazioni dantesche nei 750 anni dalla sua nascita la  collaborazione ormai pluriennale con il Ravenna Festival porta una performance di sicuro fascino  che alle pagine del sommo poeta assomma le atmosfere evocative del trovatore Arnaut Daniel giungendo quindi alle composizioni dei più celebri musicisti dell’ars nova italiana e francese, con tutta la poesia raffinata dei poeti provenzali e gli artifici metrico-ritmici della pratica strumentale del tempo qui affidata a Claudia Caffagni, voce e liuto, Livia Caffagni, voce, viella e flauti, Elisabetta de Mircovich, voce, viella e ribeca, Sara Mancuso, arpa, organo portativo e claviciterio, Matteo Zenatti, voce, arpa e tamburelli.

«Gli arsnovisti italiani di ultima generazione – è Elisabetta de Mircovich a parlare – mettendo in pratica le più avanzate teorie ritmiche e notazionali dei teorici del Trecento francese, compongono brani di ardita sottigliezza, in cui misure ritmiche diverse vengono sovrapposte nelle varie voci, con passaggi virtuosistici che pochi decenni prima non erano nemmeno rappresentabili dalla notazione musicale usata fino a quell’epoca. Il risultato espressivo è di alta suggestione, una produzione musicale di altissimo livello, che evidentemente richiedeva esecutori vocali e strumentali di elevato virtuosismo».

Tutto il repertorio viene declinato passando quindi dai grandi personaggi dello scenario del basso medioevo, dai madrigali di Jacopo da Bologna e di Guglielmo di Francia, comprendendo anche Francesco Landini, cantore d’amore per eccellenza, nei cui versi spesso sembrano riecheggiare le cortesi atmosfere della Vita nova, che a volte si trasforma in poeta del disincanto e della malinconia.

Ulteriore parametro espressivo che ha accomunato la scelta dei brani musicali alle Rime petrose è il virtuosismo tecnico nella composizione metrica.

D’altra parte i testi   delle Rime petrose, databili tra il 1296 e il 1304, periodo di densa attività politica del poeta, cui già dal 1290 era mancata la presenza della Musa Beatrice., dedicate a una fantasmagorica Petra probabilmente non identificabile con una donna realmente esistita e forse personificazione dell’amore negato o per alcuni della filosofia; sono di impatto forte e ruvido e certamente contestualizzate alla grandiosità scarna della chiesa normanna del parco. «La sestina dantesca – aggiunge de Mircovich – utilizzata nelle Rime petrose, mutuata per quanto riguarda l’artificio poetico-matematico, e l’atmosfera cupa dal “cledisat” del trovatore Arnaut Daniel, ci guida lungo questo percorso musicale dagli epigoni del Duecento agli inizi del Quattrocento con una densità che ci emoziona e affascina tutti».

Ma ciò che renderà unico ed imperdibile lo spettacolo sarà proprio lo scenario: infatti per la prima volta nella storia del Festival  la platea sarà allestita all’interno della chiesa normanna risalente all’XI secolo e consacrata a Santa Maria della Roccella e sempre foriera di suggestioni intime, intense , archetipiche nel visitatore di ogni dove e ad ogni titolo.  La grande navata della Basilica e dall’abside divisa in tre parti, dal sapore romanico, bizantino e arabo, accoglierà e abbraccerà questo spettacolo che nel suo insieme quindi, per la coincidenza anche dei tempi dei testi, della musica e dello scenario , si preannuncia davvero memorabile.


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