Assenza totale di una cultura di destra


Chi vuole leggere questo articolo, è pregato di attenersi a queste due premesse, e attenersi alla lettera, senza attribuire alle mie parole il benché minimo significato diverso da quello letterale. Ecco le premesse:

1. Uso le parole destra e sinistra, ormai arcaiche, solo per comodità e brevità; o dovrei fare ricorso a circonlocuzioni chilometriche.
2. Quanto sto per scrivere ha pochissimo e niente a che vedere con i risultati elettorali, che dipendono dalla volontà di persone che, almeno per l’80%, se ne impipano di ideologie e culture varie: grazie a Dio.

E veniamo all’argomento. La cultura dell’Europa Occidentale intera e di parte degli Stati Uniti è nettamente di sinistra; vagamente, è vero, approssimativamente, retoricamente, automaticamente, ma di sinistra. Come mai? Ma perché qualsiasi cosa, proprio qualsiasi cosa, viene interpretata in senso antropico e sociale, quindi sociologico. Alcuni esempi? Se piove o se non piove, e quasi nessuno viene a mente che possa trattarsi di un fatto meteorologico, ma tutti, dalla tv ai temi in classe, ripetono, meccanicamente, che la colpa è dell’uomo: una specie di hegelismo della porta accanto, ma è così. Qualcuno ci ha provato anche con i terremoti. Figuratevi i fatti politici e l’economia, che, a differenza della pioggia, sono davvero umani. E se succede qualcosa di umano, ecco subito pronto il rimedio umano, che, il più delle volte è costituito da temi in classe (i ragazzi si portano quello del nonno, tanto la traccia è uguale!), o fiaccolate, o diluvi di convegni a colpi di “Ha ben detto Maria” in una sala dove metà delle ingioiellate signore si chiamano Maria. Vietati i cognomi, palesemente maschilisti.

Basta con la satira, o continuerei fino a stasera. Un ultimo esempio, certe prediche in chiesa (per fortuna non tutte) ci ammollano interpretazioni sociologiche dei Vangeli e delle Parabole, in verità tenute assieme con gli spilli, però sono il massimo del politicamente corretto.

Eccoci dunque alla radice il problema: il politicamente corretto! Ebbene, il 90% di libri, canzonette, film, tv, teatro, poesie (si fa per dire!), prose, quadri, omelie sono politicamente corrette, e, per dirla in sintesi, di sinistra. La sinistra non se ne giova, e a tale proposito rileggete il punto 2. di sopra; però se un marziano sbarcasse stamani in Italia, si farebbe la convinzione di trovarsi in un Paese quasi totalmente di sinistra in piazza in casa in chiesa.

E intanto cosa fa la destra (vedi punto 1.)? Niente, non fa assolutamente niente. Politicamente, fa pure bene, giacché vince lo stesso, almeno per ora…
E già, almeno per ora; e il per ora, senza fondamenti ideali e culturali, non dura. Vi faccio due esempi stor…. ahahahah, di cronachetta nostrana:

– Il Partito Socialista di Craxi arrivò al 40% del potere (e, quel che interessava di più ai socialisti, del sottopotere); ma, privo di ogni idea, alla prima crisi sparì senza lasciare di sé la più pallida memoria.
– Il Movimento Sociale, per demerito della Prima Repubblica e per l’umile merito dei suoi militanti di paese, ottenne, nel 1994, cinque milioni e mezzo di voti. Caso unico nelle vicende umane, nel gennaio del 1995 si trasformò in un’insalata putrida,

Alleanza Nazionale, e fece presto la fine che fece. Nel frattempo, evitò scientificamente ogni contatto, ogni sia pur casuale strusciamento con la cultura, anzi fece in modo che le persone colte del vecchio MSI non ci sognassimo nemmeno di passare ad AN, e ciò per poterci con onore guardare allo specchio la mattina.

Dal 1994 al 2011, ci sono stati tre governi di centro(destra), presieduti da uno che, nella vita privata, possiede televisioni, case editrici e di produzione cinematografica. Ebbene, sotto i governi Berlusconi, la situazione culturale dell’Italia è rimasta la stessa: di sinistra.
Un giorno, AN decise di pubblicare un libro di testo di storia da presentare alle scuole per combattere i libri di storia di sinistra. Sto ancora ridendo, tanto era insulso, inconsistente, e, in un partito che si era dichiarato erede di De Gasperi, zeppo di contorsioni mentali e di patetiche bugie!

Insomma, fallimento totale della cultura di destra.
Ora chiedo a me stesso: ma se, stando al punto 2., la cultura di sinistra non sposta voti, e i ragazzini copiano sì il tema di sinistra del nonno, poi votano Lega, di che ti preoccupi? Risposta:

a. Come ho dimostrato sopra a proposito di PSI e AN, senza una base ideale i voti vanno e vengono. Volete sapere per quanti ho votato io dopo la fine del MSI, 1994? Per alcuni famigerati movimenti estremisti neofascisti di quattro gatti; e, alle comunali di Soverato, due volte per amici di Rifondazione Comunista. Vi basta, l’esempio?
b. Una rivoluzione cultura è urgente per l’Italia. Qui ci vorrebbe un articolo a parte, e prima o poi lo scrivo. Ora contentatevi di questo:

Il vizio peggiore della cultura di sinistra è di considerare sempre il lavoro come una maledizione, soprattutto quello muscolare e all’aria aperta; insomma, sono passati dal Quarto stato, gli operai, al Quinto stato, il posto fisso senza prestazione d’opera.
E invece l’Italia ha bisogno di gente sana e forte e maschia e femmina, di quelli che se stanno fermi si sentono male, di quelli che per riposarsi dalla fatica lavorano! E di quelli che assistono solo i malati gravi e allettati. Per tutti gli altri, vale l’ordine che impartì in Russia un generale degli Alpini: “Tutti i vivi all’assalto”!

Ne abbiamo le tasche piene di piagnistei e buonismi generici. Serve dunque una cultura profondamente nuova, anzi antica. Servono film, tv, libri, canzoni eccetera.
Servono: ma a chi glielo vado a raccontare?

Ulderico Nisticò


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