Autonomia differenziata e cadute dal pero


 Sull’autonomia differenziata regionale, noto parecchie cadute dal pero. La prima è che, a quanto pare, tutti gli Italiani ignorano, alla lettera, che ci sono già le seguenti Regioni autonome: Friuli – Venezia Giulia; Sardegna; Sicilia; Val d’Aosta; e la Regione autonoma Trentino – Alto Adige è divisa in due Province autonome: Trento e Bolzano. Tutti sconoscono, anche in Sicilia, che la Sicilia è autonoma per decreti del luogotenente, poi re, Umberto di Savoia; quindi da prima del 2 giugno 1946; e che, se i Siciliani leggessero il loro statuto, si accorgerebbero di essere quasi uno Stato federato con l’Italia: fortuna che non lo ha mai letto nessuno, e in Trinacria si accontentano di tanti piccoli e comodi privilegi.

 Ora vi faccio ridere: quando dal 1941 al 43 l’Italia fascista annesse la Provincia di Lubiana, anche questa era autonoma e con tanto di bilinguismo italiano-croato.

 Un poco di storia. Quando s’iniziò a parlare di unità politica dell’Italia, tutti pensavano a confederazione o federazione, e nessuno, tranne Mazzini, a uno Stato unitario centralista. Ci fu persino un breve e maldestro tentativo nel 1848, con partecipazione, a vario titolo, alla Seconda guerra d’indipendenza di truppe toscane e papali, e di un esercito borbonico al comando di Guglielmo Pepe. Durò pochissimo, per colpa di tutti. Anche Napoleone III e Cavour, nei colloqui di Plombières del 1858, avevano ipotizzato una confederazione. Andò malissimo anche questa faccenda; né i Borbone né i liberali meridionali seppero proporsi oppure opporsi o almeno trattare, ma si lasciarono battere e annettere come agnellini.

 La Toscana, annessa alla Sardegna nel 1859, ottenne di conservare il suo Codice Penale del 1790; mentre anche gli avvocati napoletani gettarono alle ortiche una tradizione che risaliva, a farla corta, alle Augustales del 1231!

 Ora sta passando in parlamento la legge sull’autonomia differenziata; e il terrore dilaga. Gli oppositori, cadendo, anzi precipitando dal pero, si accorgono improvvisamente che il Meridione è arretrato, e che i malati meridionali vanno a curarsi a Milano. Come se, dal 1946, non fossero stati al governo tutti quanti, prevalentemente di centro e centrosinistra, ma anche di centro(destra); e come se l’arretratezza del Sud fosse iniziata il 16 gennaio 2024 con l’autonomia differenziata! E invece ce l’abbiamo nella Repubblica una e indivisibile; e pure prima.

 Vi rifaccio ridere. Ci sono dei meridionalisti della domenica che, sui social, starnazzano d’indipendenza e, scrivono, “insurrezione” e rievocano un’immaginaria Magna Grecia eccetera; ma quando sentono parlare di autonomia differenziata, diventano improvvisamente più centralisti di Luigi XIV e Napoleone messi assieme! La loro evidente paura è che non arrivino soldi a Sud. Ahahahahah!

 Ed ecco la caduta, o meglio la pioggia, il diluvio dal pero. È dal 1970 che le Regioni meridionali ricevono valanghe di denari italiani ed europei, e semplicemente non li spendono, e ciò per evidente viltà e inettitudine della classe politica e dei passacarte burocrati. La Calabria è da un paio d’anni, con Occhiuto, che spende; ma, da Guarasci a Spirlì, i soldi sono tornati indietro illibati. Colpa di tutti, e, per dare il buon esempio, cito Pino Nisticò, G. Battista Caligiuri, Peppino Chiaravalloti, Peppe Scopelliti e Spirlì; quelli di centrosinistra non li nomino nemmeno.

 Ecco a che serve l’autonomia differenziata. Se i Meridionali dovranno bene utilizzare i soldi loro e quelli che vengono da Roma e Bruxelles, la smetteranno di eleggere il parente e il vicino di casa o i trovatelli messi in lista da inesistenti partiti; o gli intellettuali piagnoni dei miei baffi. Saranno costretti a informarsi chi è il candidato e se merita il voto.

 Soprattutto, incontrando gli eletti, li guarderanno in faccia con ferocia, pretendendo di sapere, minuto per minuto, cosa fanno alla Regione; e se e come spendono i soldi a vantaggio del Meridione. E se non lo fanno, pretenderne le immediate dimissioni con ignominia. Lo stesso per i sederi piatti degli impiegati.

 Insomma, responsabilità personale. Ah, sento dire che De Luca, che tanto piange, ha miliardi da spendere e non li spende! Qualcuno glielo chiede, in piazza?

 Mi viene da ridere di me stesso: oggi io, sì, proprio io, io vi ho dato una lezione di DEMOCRAZIA. La vita è una ruota.

 Proviamo con l’autonomia?

Ulderico Nisticò