Autonomia e macroregione Ausonia


 Qualcuno teme che, se passa l’autonomia differenziata, i malati calabresi debbano andare a curarsi a Milano! Come se oggi, senza autonomia, venissero a curarsi in Calabria i malati di Milano!

Qualcuno teme che, se passa l’autonomia differenziata, la Calabria peggiori la sua classifica! Come se oggi, senza autonomia, la Calabria non fosse già l’ultima d’Europa!

 Qualcuno teme che, se passa l’autonomia differenziata, la Calabria non abbia soldi da spendere! Come se oggi, e dal 1970, senza autonomia, la Calabria fosse abituata a spendere i fondi europei e italiani, e non invece a rimandarli indietro!

 Ora, io potrei capire che questi “qualcuno” fossero portatori di una o più proposte alternative. E invece sono pronti a combattere in prima linea… per lasciare le cose come stanno, cioè soldi non spesi, ultimo posto d’Europa, malati a Milano.

 Ah, dimenticavo altri amiconi miei, i meridionalisti sedicenti borbonici, che ogni giorno proclamano l’indipendenza del Sud da un luogo immaginario che chiamano Norde, però quando si stratta di soldi diventano improvvisamente più centralisti di Luigi XIV, Napoleone e Mazzini messi assieme; e propugnano la cosa più giacobina che ci sia: la nazione una e indivisibile! Ah, potenza dei quattrini!

 Vero però che non si può pensare seriamente a una Calabria autonoma, dall’alto… dal basso del suo milione e mezzo scarso di abitanti effettivi, e in gran parte anzianotti e vecchi; o a un Molise, che ha meno anime di un quartiere di Roma.

 Natura e storia vogliono che il Meridione costituisca una regione sola, che mi piace chiamare Ausonia; ma se la chiamate Bidù, l’ultimo dei diecimila problemi del Sud è il nome. I giacobini della Repubblica Partenopea del 1798-9 passavano la loro inutile esistenza a discutere se era meglio Basilicata o Lucania! Ecco, non ci servono di tali rottami di licei classici mal frequentati, ma una classe politica seria e responsabile.

 Ausonia deve mettere assieme Molise, Puglia, Basilicata, Campania, Calabria. L’Abruzzo è ormai Centro; la Sicilia resti dov’è: la sua forzata annessione a Napoli, nel 1816, fu causa del crollo politico del Regno nel 1860. Ausonia come descritta conterebbe 12 milioni di abitanti, un numero capace di farsi prendere sul serio.

 Le occorre una classe dirigente di pochi e ben scelti politici, da eleggere dopo accurata disamina di qualità personali; e non, come al solito, perché cugini. Un presidente direttamente eletto, e con solidi poteri; un consiglio politico che si riunisca tre volte l’anno; una rappresentanza corporativa e dei corpi sociali intermedi, purché genuini; una burocrazia piccolissima, rapida ed efficiente, cominciando con il mandare in pensione tutti i passacarte attuali. Passa… si fa per dire, perché se le tengono care care nei tiretti.

 Certo che se ne andranno a casa moltissimi degli attuali politicanti stipendiati; e consulenti e roba del genere. Vi posso assicurare, amici lettori, che il loro destino mi lascia del tutto indifferente; anzi, se ne vedrò qualcuno a zappare sotto il sole, mi farò un mucchio di risate.

 E invece i “qualcuno” di cui sopra si stanno battendo perché tutto rimanga com’è; che va malissimo. Io, che contro il sistema mi batto da quando ero fanciullino, non ho niente da conservare, di questo sistema che ha devastato il Meridione. Bene inteso, per colpa dei Meridionali, non di nemici fantasticati per vendere copie a chi non sa niente di storia dell’Ottocento.

 Un corollario. Le agitazioni sono palesemente campagna elettorale per le europee di giugno. Il centrosx cerca di ridurre la prevedibile sconfitta; Lega e Forza Italia sperano di guadagnare qualcosa. Io, con il mio unico (01) voto, che farò? Leggerò le liste, e se trovo nomi convincenti, forse voterò. Se no, pazienza, tanto io conto un voto.

Ulderico Nisticò