Benvenuto in Calabria, presidente Conte


  Ferdinando II, re del Regno delle Due Sicilie dal 1830 alla morte immatura nel 1859, quando era ancora in gamba, aveva una bella abitudine: annunziava la sua visita, e poi arrivava in anticipo. E si raccontano diversi aneddoti, veri o inventati, a tale proposito. L’idea però è buona.

 Matteo Renzi, quando nel febbraio del 2014 divenne presidente del Consiglio, venne in Calabria, dopo aver dichiarato che ci sarebbe venuto spessissimo, anzi periodicamente e a scadenza regolare; si fece vedere un paio di volte, poi non tornò più. Secondo me non fu colpa di Renzi, ma dei Calabresi, che lo accolsero in pompa magna e dopo aver tinteggiato le sale… insomma, come quella volta, quando ero militare, che venne il generale da Firenze, però lo fece sapere una settimana prima, e la caserma brillava! Fosse spuntato prima…

 Invece Conte giunge all’improvviso, e nessuno fa in tempo ad addobbare le città di fiori come fecero quando fu a Catanzaro la Falcucci, contestata dovunque e solo in Calabria accolta con il miele. Bravo, Conte, lei, inatteso, potrà vedere cos’è la Calabria reale.

 La Calabria è, ufficialmente, la terzultima d’Europa su 360 regioni. La ferrovia ionica del 1875; la tirrenica e la maggior parte delle strade serie, di epoca fascista. L’autostrada è più recente, ma zeppa di difetti.

 Conte, che è persona di mondo, si accorgerà da sé che è una terra con delle potenzialità malamente utilizzate.

 Con 750 km di coste, ha la potenzialità del turismo balneare, utilizzata a stento un mese e mezzo quando ne potrebbe quattro e sei; con l’interno, del turismo montano, ben poco attivo rispetto alla risorsa.

 Con una storia di migliaia di anni e di ogni genere, ha la potenzialità del turismo culturale, utilizzata in misura minima.

 Ha la potenzialità del turismo termale, di salute, della terza età… quasi non utilizzata.

 Ha boschi e colline che per millenni sono stati finalizzati al legno, al sottobosco e all’allevamento.

 Ha, in alcune aree, vocazione agricola di prodotti di qualità.

 È al centro del Mediterraneo, e perciò possibilità di rapporti con il mondo.

 Ha un problema di criminalità organizzata, la Calabria, ma basta un po’ d’impegno come dico io: tanti fatti e niente chiacchiere antimafia segue cena.

 Di cosa ha bisogno, presidente Conte, la Calabria? Glielo dico con una parola sola: ammodernamento. La Calabria è rimasta agli anni 1950, 70 al massimo; e tutti parlano e agiscono come fossimo ancora a quell’epoca e non alla fine del 2018.

 Bisogna ammodernare la cultura, la politica, il linguaggio (vietando per legge la parola “posto”), le strutture, le scuole. Già, le scuole, che sono ottime scuole per gli anni 1970!

 Un ultimo sussurrato consiglio, presidente: qualunque cosa le dicano sulla Calabria, sia esaltazione sia piagnisteo, lei tiri la radice quadrata. Il calabrese è barocco ed enfatico, e cercherà di farle credere cose che non ci furono mai e mai saranno. Se vuole sapere qualcosa sulla Magna Grecia, si ricavi due ore di ferie, e gliela spiego io, anche per telefono.

 Benvenuto in Calabria, presidente Conte, e preda subito tanti e veloci provvedimenti.

Ulderico Nisticò


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