Berlusconi, una vita


Cosimo de’ Medici il Vecchio

Cosimo de’ Medici il Vecchio

 Gli uomini grandi e pubblici non possono invocare, se anche lo volessero, il parce sepulto dei Latini; ma solo per essere stati pubblici e grandi, si esposero in vita, e si espongono in morte, a essere giudicati. Grandi, in storiografia, non vuol dire per forza buoni; ma tali da aver creato una personale esistenza capace di dar corso alla storia di una comunità, o di un intero popolo.

 Plutarco, il biografo greco del I/II secolo d.C., ci ha lasciato Vite di questi grandi, non risparmiando loro anche notizie di vita quotidiana, e suoi giudizi su colpe ed errori. Con lo stesso criterio, diciamo che Silvio Berlusconi (1936-2023) è stato di quelli senza i quali il loro tempo non sarebbe stato quello che è stato, ed è.

 Come uomo di lavoro e affari, fu più vicino agli imprenditori dell’Ottocento che ai finanzieri di oggi, che mettono i soldi e li affidano a professionisti. Berlusconi, partendo da poco, aveva audacia e temerarietà, e capacità di pensare ed eseguire attività creative; tra queste, ma non solo queste, reti televisive private che, senza il comodo scudo del canone obbligatorio, ebbero e hanno amplissimo successo finanziario. E, cosa molto importante, che fanno girare molto denaro; e danno lavoro a tantissime persone.

 È stato accusato… e qui il paragone storico ci sta, ed è con un antico creatore di fortuna dal poco che aveva, Cosimo de’ Medici il Vecchio (1389-1464). Come lui, diede vita ad attività finanziarie ed economiche di altissimo livello; e, come a lui, anche a Cosimo i suoi tantissimi nemici tesero continue trappole giudiziarie; con il risultato che i Medici regnarono fino al 1737, poi estinguendosi per ragioni biologiche e non per giustizialismo. Come Cosimo volle restare a Firenze, Berlusconi poteva lasciare l’Italia e Milano; e vi rimase, ostinato, fino alla morte.

 In un’Italia dove si contano 35.000 reati, è stato facile attaccarlo, a torto e a ragione; incluso un argomento da cui non seppe difendersi nel modo più ovvio: che ognuno a casa sua e con i soldi suoi fa quello che vuole. Sciocchezze fastidiose; ma come dimenticare l’operazione palesemente ignobile di mandargli un avviso di garanzia mentre, da presidente del Consiglio, presiedeva una riunione internazionale; come se non fosse possibile aspettare un giorno o due! Palese tagliola di magistrati ideologizzati, con l’avallo di un nemico subdolo.

 Avrei bisogno di un lunghissimo elenco, per segnalarvi di quanti casi giudiziari è zeppa la storia; o, se no, di dicerie e calunnie; o anche verità. E un elenco altrettanto lungo per indicarvi quante inchieste non sono state compiute a carico di altri, e di cui la stampa ha dato notizia solo con trafiletti. È antica quanto la storia, la vicenda dell’uso politico della giustizia.

 M’interessa più il politico. Iniziò nel 1992, facendo circolare la voce che, senza interventi, sarebbe sceso in politica. Non gli credette nessuno, ma nel 1994 vinse le elezioni, e, carte alla mano, salì al potere. Forza Italia era allora all’apice, e aveva alleati due partiti tra loro in conflitto: il MSI-DN e la Lega.

  Durò poco, ma nel 2001 Berlusconi tornò al governo, rimanendovi, con rimpasto, fino al 2006. E, nuovamente, dal 2008 all’11. Seguirono i governi tecnici, e nel 2022 il ritorno al potere del suo partito, sebbene in situazione più debole e in un evidente destracentro della Meloni.

 È stato un innovatore all’interno del sistema, non un eversivo. A dimostrare questa tesi, basta la vicenda libica del 2011, che però non fu sufficiente a salvare il governo da manovre interne e internazionali. Forse questo fu il limite di Berlusconi, essere sempre al limite tra rivoluzione e conservazione.

  Ebbe molti amici, e rapporti personali che, con gli accordi di Pratica di mare, gli diedero spessore di mediatore mondiale. Quanto alle recenti vicende di guerra, non aveva più la stessa autorevolezza.

Ora tutti ci chiediamo cosa sarà di Forza Italia senza Berlusconi; e cosa della politica italiana.

Ulderico Nisticò