Calabria, turismo agostano e Bronzi


 A Roma per Pasqua sono state prenotate un milione (1.000.000) di camere d’albergo: cifra ufficiale di oggi 7 aprile. Sarà così anche per Venezia, Firenze… spero anche per Napoli e la Sicilia…

 E la Calabria? Dei milioni di Italiani che, secondo statistiche ufficiali, si muoveranno nella Settimana Santa, quanti milioni… beh, quante centinaia di migliaia… mi contenterei di quante decine di migliaia, quanti verranno in Calabria? Se ne verranno, e dubito fortissimamente. Ancora qualche ostinato emigrante, ma non i figli e nipoti, che vanno in vacanza altrove; ma io qui parlo di turisti veri, cioè dei forestieri che decidano di trascorrere dei giorni in Calabria al solo scopo di fare turismo, e non perché hanno parenti.

 È dunque palese che in Calabria è tutto e solo turismo nemmeno estivo, agostano (per gli amanti del dialetto, gustàricu); e che negli altri dieci mesi dell’anno gli operatori (un parolone, vero?) non trovano conveniente il lavoro, perché le spese sono superiori alla poca speranza di incasso e guadagno.

 Turismo termale? Scarso, e con situazioni precarie. Turismo religioso? Raro. Turismo della terza età? Assente.

 Turismo culturale? Ebbene, la Calabria avrebbe da offrire non meno di tantissimi altri luoghi; e, per quanto riguarda l’antichità grecoromana, molto di più. Ebbene, e lo dico consapevole di qualche eccezione, pochissimo e nulla fa la Calabria per valorizzare tale suo patrimonio.

 Avete visto una gita scolastica in Calabria? Io, mai!

 E qui torniamo ai Bronzi, e ai tre milioni di euro stanziati per la loro valorizzazione. La Regione non ci comunica nessuna notizia né ufficiale né sussurrata; i consiglieri regionali di opposizione tacciono come tartarughe. Siamo tutti amici, in Calabria, vero?

 A parte tenere aperto il Museo, che è un banalissimo adempimento e dovere dagli anni 1930, cosa ha pensato di originale, tramite i Bronzi, la Calabria per far conoscere storia e letteratura e arte dei secoli che, alla grossa, chiamiamo Magna Grecia? Qualcuno ha mai sentito nominare Ibico, Stesicoro, Alessi, Anassila, Micito, Zaleuco, Milone… eccetera? Qualche volta Nosside, ma solo per arrampicarsi sugli specchi del femminismo; spesso Pitagora, però a sproposito e di sbizzarrita fantasia. Tutto il resto è conosciutissimo dagli specialisti del mondo intero, ma quasi del tutto ignoto ai Calabresi con otto e più lauree; e figuratevi ai forestieri.

 A che serve, scrivere questo? “Per isfogar la mente”, canta padre  Alighieri… a proposito, cosa ha fatto e fa la Calabria per Gioacchino da Fiore e Dante? Niente: lo so.

 A parte lo svago, scrivere non serve a niente. Non succederà mai che la Regione o una Provincia o un Comune chiedano a chi sa (non faccio nomi). E lo sapete perché? Perché in Calabria tutti sanno tutto; o, in subordine, chiedono al cugino “che ha studiato al Classico e pigliava otto”, per lezioncina imparata a memoria e dimenticata un minuto dopo. Cugino da retribuire…

Ulderico Nisticò