Calabria ultima: toh!


 Dal 2019, le famiglie italiane sono in crescente crisi, dicono le statistiche. Stavolta però non è il solito Nord/Sud, ma ci sono risultati diversi anche tra aree del Sud; e, per esempio, la Basilicata va bene. Quello che non cambia mai è il posto ultimo saldamente detenuto dalla Calabria, che ultima era nel 2019, e ultima è anche nel 2024… e, temo per gli anni seguenti!

 Come fa la Calabria a essere sempre così ultima? Per rispondere scientificamente a questa banale domanda, dobbiamo spiegare cosa è l’economia e come funziona. L’economia, ripeto, non la finanza. La finanza, per esempio, è quella di Soverato, che, stando ai numeri, è la località più ricca della Calabria, sommando pensioni e stipendi e dividendo la somma per gli abitanti; ma siccome ogni giorno chiude un negozio, vuol dire che forse la finanza di carta (€€€) un poco funziona, però l’economia reale è un disastro. Va bene come esempio?

 Infatti, Soverato, la più ricca della Calabria stando ai soldi, che cosa produce quanto alle cose? Niente: riceve stipendi e pensioni, ma di suo produce qualche cosa solo nei pochi giorni di mare; e dico produce per essere buono: nei fatti, sono soldi di bagnanti di piccole ambizioni. Industria artigianato agricoltura… niente. E parlo di Soverato, la città più ricca… della terra più povera! Figuratevi i tantissimi paesini quasi disabitati; e le campagne abbandonate; e i mestieri in mano ad anziani senza discepoli, perciò destinati a sparire…

  Che fare? Produrre, in una sola parola. L’economia è produrre qualcosa, consumarla o venderla. Quando una terra produce, la produzione si distribuisce da sola: in parti disuguali, ovvio, e guai se fosse il contrario, ma si distribuisce. Cosa produrre, ci vuole una seria analisi del territorio, finora carente.

 L’esempio più evidente, il turismo, che, come abbiamo già scritto, è una sfuriata di pochi giorni. Pochi, mentre il clima consentirebbe la balneazione anche per sei messi l’anno, con particolare riferimento a potenziali clienti dei Paesi settentrionali. Al contrario, è grasso che cola se i bagni dei turisti durano dal 20 luglio la settimana dopo Ferragosto. Non fatevi gabbare dai bagni dei Soveratesi!

 E parlo di balneazione, perché in Calabria sono modeste le altre forme di turismo: di salute, termale, religioso, culturale, esperienziale… E già, per fare turismo culturale bisognerebbe che i calabresi per primi conoscessero la storia della Calabria, troppo spesso ignota, e soggetta a luoghi comuni o di esaltazioni disinformate (Magna Grecia = Pitagora e basta) o di retribuiti piagnistei.

 Chi pensa ad altra produzione… eh, ma chi ci pensa? Dov’è l’intervento delle ormai innumerevoli università della Calabria? Dove, degli intellettualoni depressi? I partiti non li nomino per il notissimo fatto che non esistono se non in quanto liste elettorali.

 Io parlo… ma almeno Dante poteva dire (Inf. VI) che “giusti son due e non vi sono intesi”. Due sarebbe già una fortuna: in Calabria non solo non sono inteso, ma parlo solo io! Quelli che se la pigliano con Nino Bixio (1821-73: ahahahahah!) non valgono, anche perché è palese non sappiano manco chi era.

Ulderico Nisticò