Un excursus più volte avvenuto nel vano tentativo di voler “segnalare” questa discutibile “oggettistica”, accostata a sculture immeritevoli di questo rovinoso e “pubblico” spettacolo fisso?
Si prosegue, dunque, verso un qualunquismo amministrativo che crea disorientamento “urbano” e, ancora, ben identificato.
Alcune decisioni spettano a chi di competenza, ma quanto tempo occorre o quanto altro sarebbe stato “bello” senza osare un così “errante” modo di eccepire l’ arte, così, distratta?
In qualità di Presidente della Exence Live, associazione culturale catanzarese, ribadisco sulla tutela del territorio e nostra meritevole immagine, quando tra una guida turistica e l’ altra, divulgate per qualcosa forse occasionale, si, scoprono, di fatto, però, orribili postazioni metalliche su pneumatici inguardabili e, per “giunta”, a ridosso dei marciapiedi di Corso Mazzini.
Un atto “pubblico” così inopportuno quanto indecoroso che oltraggia la dignità dei più piccoli,
che, magari, avrebbero apprezzato un allestimento “urbano” fatto di opere comunicative e non contrarie al comune senso del pudore “ambientale”.
Non ci resta che attendere la “logica” perlustrazione del capoluogo di regione, dopo la giusta pretesa, ad ampio raggio, che si possa attuare la collaborazione con gli stessi cittadini, vittime ma volti ad allentare lunghi tempi di intervento, con possibili soluzioni, quantomeno “asservibili”, sui ripetuti appelli di prevenzione e degrado fino ai numerosi quartieri.
Il sondaggio anche “social” evidenzia ancora indignazione generale, partendo da nord a sud della città, troppo poca è l’ attenzione su strade da gestire e residenti sempre più “resilienti”.
Nonostante la speranza generale su questi notevoli disagi “estetici”, permane difficile ogni ripresa di una fase identitaria ancora lenta, come il tardivo progetto sui parcheggi più volte oggetto di (in)solite interlocuzioni.
Obiettivo fondamentale di coesione popolare, sia questo il monito per intraprendere la giusta direzione tenuto conto che il passato non mistifica i “mezzi”.
John Nisticò