Che tempo che fa a Riace?


Ho ascoltato con molta attenzione Mimmo Lucano nell’intervista che domenica sera è andata in onda in diretta nella trasmissione “Che tempo che fa” condotta da Fabio Fazio. Sull’affaire Lucano mi sono già espresso e rimando ai miei cappuccini precedenti. (Che vuoi di più dalla vita? – Tre briganti e tre somari). Non ho cambiato idea su Riace. L’ho cambiata su Mimmo Lucano. Che Fazio non facesse le domande che in realtà avrebbe dovuto fare, cercando di non scendere nei particolari dell’indagine in corso, l’avevo messo in conto (anche perché essendoci un’indagine in corso, più di tanto non poteva chiedere). Non ha mai strapazzato troppo i suoi ospiti se questi rispecchiavano la sua redditizia ideologia. E certamente non lo ha fatto domenica sera.

Ma Mimmo è apparso come un cristo vituperato dall’establishment farisaico e sadduceo per i miracoli operati in giorno di sabato. E oserei dire, volutamente. Prendete le sue parole quando si è accennato al matrimonio combinato. Non solo ha detto che è stato celebrato rispettando la legge, ma ha parlato di una nigeriana unita ad “una persona del paese”. Chiaramente a voler nascondere l’età anagrafica della “persona” che, se detta, sarebbe stata passibile di giudizi negativi dell’opinione pubblica che ancora non si è schierata. Del resto quando c’è l’amore…!!!

Non si è parlato di rendicontazioni, delle intercettazioni telefoniche ed ambientali, delle manine alla prefettura di Reggio Calabria, di ristrutturazioni sospette di immobili ad uso diverso da quello previsto per l’accoglienza. Si è accennato solo all’affidamento diretto ad alcune cooperative per la gestione dei rifiuti, ma per sottolineare la bellezza del servizio offerto attraverso l’utilizzo di asinelli che, muniti di ceste, potevano facilmente girare per le strette vie del borgo e raggiungere ogni angolo di Riace.

Ma l’exploit dell’esiliato calabrese si è avuto quando, per giustificare le sue marachelle (non si poteva passare mezzora di intervista senza fare neanche un cenno, seppur minimo, alle leggi violate), ha voluto chiamare in causa le leggi “naziste” che, in quanto norme vigenti, dovevano essere rispettate, ma che erano disumane. Ponendosi, ufficialmente, come paladino del nuovo giustizialismo di stampo partigiano. Sono trasecolato a questa dichiarazione. Vuoi perché aveva tanto il sapore di una sana, quanto perversa, demagogia di facciata, utile soltanto a stupire chi non può e non vuole guardare oltre l’orizzonte rappresentato. Vuoi perché si tratta di leggi che i suoi stessi amici, da Renzi a Gentiloni per finire al gerarca per eccellenza del Giglio Magico, tal Minniti, hanno imposto alle anime indifese come Lucano. E soprattutto vuoi perché quelle leggi, fascionazionalsocialiste, sono state lavate nel sangue e abrogate con i fucili spianati. E al di là della resistenza non violenta, la mia paura è che qualcuno, immigrato o italiano che sia, esasperato da questa dietrologia politica (sia di destra che di sinistra), possa prendere le armi e cominciare una resistenza violenta. Ed in Calabria trovare armi non è poi così complicato, eh!

Ma il bello è che, se vogliamo dirla tutta, molte delle leggi che Lucano disprezza perché emanate da un potere assoluto, oggi sono pienamente in vigore in Italia e sono il fulcro del nostro ordinamento legislativo. Prendiamo il Codice Penale, ad esempio. Ricordo a Mimmo che quello in vigore attualmente è stato promulgato nel luglio del 1931 e porta in calce i nomi e le firme di Vittorio Emanuele III, Benito Mussolini e del Guardasigilli di allora, Alfredo Rocco. Oppure il Codice Civile, anche questo promulgato in piena dittatura fascista, nell’aprile 1942. Se fossi stato in Fazio, gli avrei chiesto se Lucano vuole disattendere anche quelle norme che, in quanto fasciste, potrebbero essere “un dramma per l’umanità”. In fin dei conti il popolo capirà. Vero Mimmo!

Per Mimmo, però, l’unica norma che conta è l’art. 10 della Costituzione. Norma suprema, incisa sulla pietra da Mosè sotto dettatura, nientepopodimenoche, di Dio stesso. Tra il non rubare e il non dire falsa testimonianza.

Rimango dell’idea che il modello Riace, che mira a ripopolare i borghi abbandonati attraverso l’accoglienza, possa essere la strada giusta sia per le persone sventurate che soffrono, sia per il territorio che rischia di morire. Ma se non si può fare rispettando le leggi, bisogna cambiare le leggi. Ora, il mio consiglio a Mimmo è quello di evitare il pietismo miracolistico che al massimo potrebbe valergli una candidatura alla canonizzazione da parte di Papa Francesco, ma di pensare ad una più seria candidatura in politica, quella stessa che le leggi può cambiarle. E se volesse farlo, magari si ricordi che, tra l’accoglienza di un migrante e l’altro, potrebbe anche fare leggi che permettano ai nostri giovani di rimanere nella propria terra. Perché possiamo accogliere tutti i migranti che vogliamo, ma se non facciamo niente per le persone che sono lì da sempre e da sempre vivono di stenti tanto da doversi preparare una valigia e cercar fortuna altrove, allora caro Mimmo, rischiamo di essere più nazisti dei nazisti.

Gianni Ianni Palarchio (Blog)


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