Classe dirigente e mesocrazia della Calabria


La Calabria, non lo dico io ma sono cifre ufficiali, è terzultima tra 360 regioni europee; terzultima perché peggio stanno Melilla e un posto disperato dei Balcani greci; tutte le altre regioni stanno meglio, quindi sono anche amministrate meglio. Facile fare meglio di una Regione Calabria che, nel 2017, ha rimandato indietro il 91.6% dei fondi europei.

La Calabria, dal 1861, ha avuto rappresentanti al parlamento; con qualche rara eccezione (io penso solo a Michele Bianchi e Luigi Razza), i deputati e senatori calabresi sono stati illustri anonimi e muti, votando a comando, a parte chiedere qualche favoricchio tra le righe. Qualche parlamentare missino si illustrò per opposizione; ma dopo il 1995 con la mai sufficientemente sbeffeggiata Alleanza Nazionale, muti anche loro.

Dal 1970, la Calabria ha una Regione, la cui inefficienza mostra una stupenda gara tra centro, centrosinistra, sinistra e centro(destra) a chi riesce a fare peggio: A. Guarasci, A. Ferrara, P. Perugini, A. Ferrara di nuovo, B. Dominijanni, F. Principe, R. Olivo, G., Rhodio, D. Veraldi, L. Meduri, A. Loiero, M. Oliverio di centrosinistra, e G. Nisticò, B. Caligiuri, G. Chiaravalloti, G. Scopelliti e Stasi di centro(destra). Anzi, mi sbaglio: non fanno peggio, semplicemente non fecero e non fanno niente.

Con questo, crediamo di poter rispondere a quelli che, ogni tanto, si lamentano che i Calabresi seri guardino a politici e movimenti lontani da quelli calabresi: se quei signori hanno ridotto la Calabria a com’è ridotta, il dato anagrafico che siano nati a Catanzaro, Reggio, Vibo, Crotone, Cosenza e province, mi lascia del tutto indifferente; anzi, mi fa arrabbiare di più.

Passiamo ora al livello culturale che, secondo alcuni, distinguerebbe il meridionale medio, e tanto più il calabrese, dal rozzo e ignorante padano. Intanto non è vero, come ben mostra il fatto che i malati calabresi e meridionali vanno a farsi curare a Milano!
Ma parliamo un attimino di cultura in senso stretto. Di quei signori e tanti altri, molti furono e sono docenti universitari, o professionisti di professionale valore. Ora, ragazzi, sapete che mondo corre? Che io questi professoroni universitari eccetera non li ho mai sentiti dire una cosa qualsiasi di vera cultura che non fosse il minimo indispensabile professionale.

Almeno facessero politica culturale: ahahahahahahah! Pigliamo, per esempio, l’assenza assoluta di ogni partecipazione a un evento come Matera 2019: alla faccia della cultura!
Se mi sbaglio, cari lettori, correggetemi, informandomi che il prof. Tale o il dott. Talaltro hanno fatto questo o quello di culturale per la Calabria. Culturale, non antimafia segue cena e chiacchiere a ruota libera; o sbarchi fasulli di Ulisse e lettura del greco classico… rigorosamente in italiano!

Ditemi se le tre o quattro università calabresi hanno mai proposto, suggerito, criticato, stimolato. Ditemi se i giornalisti, gli ecclesiastici, gli scrittori… Ditemelo, perché io non lo so e non lo vedo e non lo sento e non lo leggo.

Riassumendo, la Calabria e il Meridione hanno, da sempre, un problema di classe dirigente, e non solo di classe politica. Diciamo che sono il regno della mesocrazia, ovvero dominio della mediocrità, del tirare a campare, dei “fatti d’a casa tua”, delle raccomandazioni, delle cordate tra amici, dei sostegni elettorali in cambio di qualcosa, e delle giravolte da un partito all’altro.
Alla faccia della cultura!

Ulderico Nisticò


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