Cutro capitale, e la Calabria vera


 Si tiene oggi un Consiglio dei Ministri a Cutro, nel palazzo del Comune. È un gesto carico di simbolismo politico; e spero vengano assunte decisioni ferme e risolutive sulla questione degli ingressi clandestini in Italia e sul blocco delle partenze illegali e sugli evidenti meccanismi di organizzazione criminale estera e interna. Ma non è di questo che qui vi voglio parlare.

 Temo che la Meloni non abbia tempo di visitare quel capolavoro del barocco che è il SS. Crocifisso di Cutro; e tanto meno le aree archeologiche e musei di Crotone o Scolacium; o i castelli di Isola e S. Severina… E nemmeno di accorgersi personalmente di alcuni problemi aperti da decenni come la 106 ionica… La invito a tornare in Calabria con più calma e senza la pressione degli avvenimenti. Venga a vedere la Calabria vera, non quella descritta dai piagnoni di professione, o da certi esaltati da sbarco di Ulisse; e anche a costatare quello che si può e si deve fare.

 Raramente la nostra terra ha potuto accogliere re e governanti. Per Ruggero, il granconte di Calabria e Sicilia, la capitale era Mileto; morto lui nel 1101, la vedova Adelasia trasferì tutto a Palermo. Trascorreranno secoli per un passaggio di Alfonso V e le operazioni militari del figlio Ferdinando (Ferrante) I contro la rivolta del 1459. Una lapide del 1735, ora conservata nella chiesa di S. Giovanni, celebra la presenza a Catanzaro di Carlo di Borbone, da pochissimo re; fu anche a Cropani. Giuseppe Bonaparte, insediato dal fratello Napoleone, si spinse fino a Reggio; Murat, suo successore, tentò invano una spedizione contro la Sicilia; della visita a Pizzo e del comitato di accoglienza a piombo (13 ottobre 1815) penso avrebbe volentieri fatto a meno!

 Cinque volte fu in Calabria Ferdinando II, re dal 1830 al ‘59: lo ricorda, tra l’altro, una lapide del 1852 nell’Immacolata, sfuggita chissà come alla dimenticanza o a far scordare quelli che la firmarono, antiborbonici ma solo dopo il 1860!

 Si ha memoria di qualche presenza di Vittorio Emanuele III. Inaugurò il bel monumento ai Caduti di Catanzaro; foto del 1940 lo testimoniano a Soverato. Mussolini fece sì le industrie di Crotone e Vibo, le bonifiche, le strade eccetera, però, che io sappia, mise personalmente piede in Calabria una sola volta, nel 1938.

 Nel dopoguerra, qualche fugace visita di politici, e sempre assiepata da cortigiani. Einaudi, presidente della repubblica, fu a Soverato.

 Conclusione, e tranne Ruggero, quasi tutti i re e ministri ebbero, e forse hanno della Calabria un’idea di seconda e terza mano. E i rappresentanti ufficiali della nostra terra sono stati sempre e sono, con rare eccezioni, di mediocre o scarsa qualità anche nel raccontare la realtà: lacrime a parte per piluccare soldi.

 Mi piacerebbe che la Meloni trovasse due o tre giorni liberi – liberi e non ufficiali – per mostrarle la Calabria vera, con i suoi guai, che ci sono, e tanti, ma anche con le sue bellezze, e, quello che conta, con le sue potenzialità pochissimo e niente utilizzate.

Ulderico Nisticò