Da dove arriva la Croazia?


Sono ben lieto che la Croazia abbia battuto l’Inghilterra. Ciò premesso, leggo commenti interessanti sul piano storico, e che toccano argomenti assai delicati per le stesse vicende italiane dei confini orientali della Nazione, e, in vario modo, dello Stato.
Tralasciando storie ormai troppo antiche, prendiamo le mosse dal 1797. Tale è la situazione:
Gli Asburgo sono il centro morale e politico di un complesso di domini, dal titolo di Imperatore del Sacro Romano Impero, a vari feudi nelle attuali Austria, Italia, Slovenia, al Regno di Ungheria esteso all’attuale Croazia e a Fiume; Venezia possiede Istria e Dalmazia; Ragusa è una Repubblica indipendente; tutto il resto dei Balcani è in mano ai Turchi.

Dopo le vicende napoleoniche e il Congresso di Vienna, Istria e Dalmazia sono di fatto annesse all’Austria, ormai non più Sacro Romano, ma solo Impero.
Nascono gli Stati indipendenti di Valacchia e Moldavia, poi Romania; Grecia; Serbia; Montenegro.
Nel 1866, l’Italia ottiene fortunosamente il Veneto, ma non le terre e città adriatiche.
Nel 1867, diviene indipendente, in unione personale con l’Austria, l’Ungheria, allora estesa alle attuali Slovacchia, Transilvania, Croazia.
L’Ungheria mantiene un atteggiamento ostile verso gli Slavi; al contrario, l’Austria li favorisce: ne è effetto che in breve le città dalmate perdono, tranne Zara, il carattere italiano.

Nel 1878, Austria e Ungheria occupano la Bosnia; la annetteranno, come possesso congiunto dei due troni, nel 1908. Estendono le frontiere Grecia, Serbia e Montenegro; diviene autonoma la Bulgaria. Gran parte del territorio balcanico resta alla Turchia con il nome di Macedonia; verrà spartito tra i vincitori delle due Guerre balcaniche del 1912 e 13. Diviene indipendente l’Albania.
La scintilla della Prima guerra mondiale è il conflitto tra Austria-Ungheria e Serbia. Nel 1915 interviene l’Italia, chiedendo l’annessione della Dalmazia; ma nulla sostenendo circa il futuro assetto dei Balcani. Francia e Gran Bretagna, dopo aver costretto la Grecia ad entrare in guerra in cambio di mirabolanti promesse, invieranno una spedizione a soccorso della Serbia, senza coinvolgere l’Italia.
Nel 1917, sempre senza neppure la presenza italiana, convocheranno un congresso slavo di Corfù per la costituzione di uno Stato del Sud (Iugoslavia).

Per evidente volontà della Francia, e sotto l’onda degli entusiasmi, nacque un Regno delle Slavi del Sud, che doveva essere una federazione di popoli, e divenne subito l’egemonia dei Serbi. Quanto all’Italia, a Parigi faceva gioco che, caduta l’Austria, le nascesse un nuovo nemico ad oriente.
C’erano, di argomenti, e soprattutto la questione di Fiume, negata all’Italia e occupata da d’Annunzio. Nelle condizioni di estrema debolezza in cui versava l’Italia, a Giolitti non restò che un’astuta resa: cedette alla Iugoslavia tutta la Dalmazia tranne Zara; e fece di Fiume un’asfittica Città Libera. Nel 1924, Mussolini l’annesse all’Italia, pur mantenendo i patti circa la Dalmazia.
Italia e Iugoslavia rimasero in buoni rapporti fino al 1941. Non si può dire lo stesso della situazione interna, in cui divamparono subito i contrasti tra Serbi e Croati. Nel 1930, il capo del partito serbo uccise a pistolettate il capo dei Croati: e non in un bosco, ma in piena seduta del Parlamento!!! S’impose la dittatura della monarchia, e la Iugoslavia, pur neutrale, parve simpatizzare per l’Asse; finché il reggente principe Paolo non diede l’impressione di inclinare verso Londra. Era in atto la scombinata guerra italiana di Grecia, e la Germania stava valutando l’esigenza di un intervento. La vera o presunta minaccia iugoslava convinse l’Asse all’azione.

In pochi giorni, l’esercito regolare di Belgrado venne annientato, pur continuando i combattimenti. Mentre l’Ungheria occupava il Banato e la Bulgaria qualche zona di confine, la Germania occupò Slovenia, Serbia e Bosnia. L’Italia, almeno in un primo momento, fece la parte del leone, annettendosi Lubiana e gran parte della Dalmazia; annettendo il Cossovo e altri territori all’Albania italiana; occupò il Montenegro, invano cercando un re tra i parenti della regina Elena; impose in Croazia il governo dei fascisti di Ante Pavelic, gli ustascia, che elessero loro re il principe sabaudo Aimone d’Aosta, duca di Spoleto, che assunse il nome di Tomislao VII.
Ma il neo Tomislao non mise mai piede in Croazia, e da lì a non molto abdicò; gli ustascia, per quanto fascisti o proprio per questo, non sottostavano all’egemonia di Roma, e non accettavano le annessioni italiane: nel 1943, la Croazia ustascia non riconobbe la Repubblica Sociale.
Intanto, nell’ex Iugoslavia del 1941 si scatenò un’orrenda guerra di tutti contro tutti: militari monarchici servi, detti cetnici; ustascia croati contro ogni elemento serbo; comunisti di Tito, che finirono col prevalere. Non mancarono colpi mancini tra gli stessi occupanti tedeschi e italiani, e coperte alleanze con qualcuno dei contendenti. Scorsero oceani di sangue, senza alcuna tregua né regola.

Gli Italiani di Dalmazia e Venezia Giulia vennero massacrati nelle foibe o costretti all’esilio. La Iugoslavia ottenne vasti territori italiani; ma non Trieste, che nel 1954 tornò alla patria.
L’esercito di Tito fu l’unico movimento partigiano a vincere veramente, con poco e insincero aiuto sia degli Angloamericani sia dei Sovietici. Preso il potere dopo la fine della guerra, Tito terrà debite distanze da Stalin, e mostrò l’ambizione di guidare un fronte mondiale dei neutrali tra Mosca e Washington.
Pare fosse croato di nascita, ma tenne in pugno lo Stato privilegiando i Serbi; e le autonomie delle Repubbliche iugoslave fu quasi solo nominale. Tito morì nel 1980, e la Iugoslavia gli sopravvisse a stento dieci anni. L’Europa dei burocrati di Bruxelles non fece assolutamente nulla di fronte al problema, che divampò dal 1991 esattamente negli stessi termini del 1941: tutti contro tutti, e oceani di sangue.

L’unico e incomprensibile intervento fu quello della NATO a sostegno di non si sa bene chi in Cossovo; e per sostenere meglio la pace e la democrazia, si fece largo uso di bombe all’uranio “impoverito”. Il presidente del Consiglio italiano era – il diavolo solo sa perché – D’Alema.
La Croazia si difese da sé, ricacciando quelle kraine, di fatto colonie militari, che aveva imposto Tito; e respingendo gli attacchi dei musulmani di Bosnia.
È oggi uno Stato solido, che si estende dalla costa dalmata all’interno, con capitale l’antica Zagabria. Vive in buona parte di intelligente turismo (mica è la Calabria!). Vanta un’ottima squadra di calcio, e se, dopo aver bastonato l’Inghilterra, farà lo stesso con la Francia, ne sarei davvero felice.

Ulderico Nisticò


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