Come si fa a gridare alle donne “DENUNZIATE”, se poi trovano una magistratura di manica larga che aspetta non si sa che? O si sa, si sa, se leggete le tristi cronache. La povera donna uccisa aveva denunziato, ma qualcuno pensò che la cosa non fosse “urgente”.
Il bello è che la magistratura ha ragione, dal suo punto di vista e con i suoi farraginosi e lentissimi meccanismi. Ha ragione, perché un processo ha le sue regole, le sue lungaggini, i suoi espedienti avvocateschi e, purtroppo, le sue più o meno serie interpretazioni ideologiche e più o meno giuridiche. Insomma, dalla denunzia alla condanna possono passare anni, e intanto ci si mette di mezzo un omicidio. A proposito, il Consiglio S. Magistratura e il Ministero hanno aperto un’indagine sul magistrato?
Ebbene, restituiamo a Carabinieri e Polizia la facoltà e la responsabilità di controllare subito la situazione reale, incluse le denunzie genuine, e anche le eventuali denunzie false; convocare; ammonire pesantemente; sorvegliare i movimenti…
Ma la libertà… ebbene, libertà e sicurezza non sempre trovano accordo. E una cosa è dire che un cittadino più o meno onesto dev’essere libero di entrare in un supermercato, altra è che ci entri venti volte al giorno un persecutore (quello che gli anglomani malati di tv chiamano “stalker”) per dare fastidio a un’impiegata; e quindi anche ai clienti e all’esercizio commerciale. In una situazione normale, basterebbe chiamare poliziotti e carabinieri, e che questi possano ammonire, minacciare, tirare via a forza [pubblica]… arrestare, se continua, e tenere una notte in scomodità.
Intanto gli mettono paura, poi lo denunziano e aspettano la sentenza.
Ulderico Nisticò