In tutti i posti del mondo, anche nell’Eldorado, ci sono parti più ricche e parti più povere; e le proteste francesi ne sono un’evidente prova. Credo però sia un caso unico il divario tra il Nord italiano e il Sud, e in specie la Calabria.
Il Nord italiano è tra le aree più avanzate del mondo. La Calabria era, fino a poco fa, la terzultima d’Europa; ora pare abbia guadagnato due posizioni in questa misera graduatoria, ed è l’ultima, assieme alla Sicilia. E meno male che c’è il sommerso…
Di fronte a questa notizia, il calabrese ignorante e il calabrese superlaureato, uguali uguali, reagiscono prendendosela con qualcuno, come i vecchi di De Andrè, “a stramaledir le donne, il tempo ed il governo”. I dotti, che hanno studiato su libri stranieri, accusano i Romani, i Bizantini, i Normanni (Svevi, Angioini e Aragonesi sono quasi ignoti), gli Spagnoli, i Borbone; oggi però va di moda accusare Garibaldi e Cavour. In aggiunta, qualche spiritoso ripete che la Calabria è “uno sfasciume pendulo sul mare”.
Mai un dotto, mai un ignorante, mai un calabrese in genere che se la piglino con una di queste categorie:
- la classe politica calabrese;
- la burocrazia calabrese;
- gli intellettuali calabresi;
- le università calabresi;
- i giornali e le tv calabresi;
- insomma, con qualsiasi cosa sia calabrese.
Come se la Calabria abbia avuto governanti e passacarte e burocrati e professoroni cinesi o norvegesi o tunisini o circassi, e non tutti nati in Calabria, e vissuti in Calabria, e sotto sotto parlanti qualcuno dei dialetti della Calabria mascherato d’italiano scolastico!
Come se A. Guarasci, A. Ferrara, P. Perugini, A. Ferrara di nuovo, B. Dominijanni, F. Principe, R. Olivo, G., Rhodio, D. Veraldi, L. Meduri, A. Loiero, M. Oliverio di centrosinistra, e G. Nisticò, B. Caligiuri, G. Chiaravalloti, G. Scopelliti e Stasi di centro(destra), e vice e assessori, fossero venuti dal Cile o dall’Uganda o dal pianeta Marte; e non siano tutti calabresissimi.
Come se lo Stato e l’Europa non avessero inondato la Calabria di soldi… e poi si scopre che l’Europa, stranamente svegliatasi, ha bloccato 131 milioni di euro per palesi irregolarità anche da Lande desolate, anche; e che chi aveva diritto a qualcosa di questi 131 milioni, deve stare a bocca asciutta per sei mesi… minimo.
Come se, dice la Corte dei conti, nel 2017 la Calabria non avesse rimandato indietro il 91.6% dei fondi europei. Nel 2018, Oliverio millanta successi, ma, come si vede, l’Europa gli blocca i soldi.
E mentre politici e burocrati sgovernano, gli intellettuali e dotti e scrittori e poeti, che fanno?
- si arrampicano sopra il politicante di turno;
- evitano come la peste ogni riferimento alla politica, onde potersi arrampicare anche sul prossimo;
- evitano come il terremoto ogni problema calabrese concreto tipo strade e ospedali e produzione e lavoro;
- s’inventano una calabresità fumosa e astratta, appiccicandola anche a Cassiodoro, Campanella, o a Corrado Alvaro che dalla Calabria si tenne sempre mille miglia lontano;
- se la pigliano, secondo le mode, o con Garibaldi o con i Borbone;
- accennano, vagamente, alla lotta antimafia, segue cena;
- si dividono, d’estate, i premi letterari.
Adesso però sono tutti, intellettuali e politicanti, tutti terrorizzati dall’idea che Lombardia e Veneto ed Emilia Romagna si rendano autonome; lo sono – ridete – anche in Sicilia, che è autonoma dal 1946 e ha usato l’autonomia solo per un gigantesco mangia mangia, però non ha mai protestato nessuno.
Ora sono tutti per l’unità d’Italia, anzi per un centralismo che manco Napoleone e Mazzini messi assieme! Vogliono soldi… Almeno li sapessero spendere!
Insomma, la causa profonda della miseria calabrese è in Calabria, è negli intellettuali e nei politicanti e negli scaldasedie. Se la causa è questa, se questo è il tumore, serve un intervento chirurgico, e non giovano i pannicelli caldi e cataplasmi: un bisturi! Lo so che oggi si usa il laser, ma la Calabria è sempre arcaica, sempre arretrata, alla ricerca di “posti letto” per impiegare guardarobieri da promuovere poi a “manager”, in italiano, maneggioni.
Serve il bisturi. Male che vada, ad ottobre si vota per le regionali della Calabria. Per quanto qui leggete, non si stupisca nessuno se io, di fronte alla ricandidatura di uno qualsiasi degli uscenti e dei loro parenti e amici e caudatari (reggicoda, per i meno letterati), me ne starò a casa; e non mi lascerò gabbare dalle promesse di ogni campagna elettorale, che sono sempre la stessa: “Finora abbiamo fatto schifo, ma d’ora in poi saremo più bravi”; e qualcuno ci crede. Io, no.
Ulderico Nisticò