Due referendum nostrani, e la Calabria


Comunque vada, il caso della Catalogna dimostra l’inettitudine di Rajoy e la totale inutilità dell’Unione Europea, che, questa e quello, non trovano nulla di meno sciocco che invocare una costituzione da cui i Catalani vogliono staccarsi: che geni del diritto! E Rajoy usa la forza quanto basta per irritare i Catalani e non quanto poteva servire per impedire le più o meno raffazzonate urne! Un ometto, un politicante divenuto presidente per caso, che però si crede Carlo V. A proposito di re, Filippo VI è un sordomuto sul trono?
Torneremo su questo, che, come vedrete, è detto a buon proposito. Forse non tutti sanno che il 22 prossimo si terranno, in Italia, e senza bisogno di pallottole di gomma o di piombo, anzi con la benedizione della Corte Costituzionale, si terranno dunque due referendum, in Lombardia e in Veneto. Sono, secondo la legge, consultivi: ma peseranno, eccome se peseranno!

Che vogliono, il Veneto e la Lombardia? Vogliono maggiore autonomia finanziaria, cioè che i soldi raccolti con le tasse siano spesi, in buona parte, a Milano e Venezia e rispettivi dintorni. Una bazzecola: sono tra le aree economiche più ricche dell’Occidente! E non basta: Maroni dichiara di puntare anche a competenze regionali su ordine pubblico e stranieri.
Ragazzi, non siamo ai primordi della Lega con il dio Po e Pontida: che pure furono gesti simbolici di grande effetto. Non siamo a raduni di entusiasti, ma di fronte a un preciso progetto politico. Vedremo come evolveranno le cose.

Immaginiamo, senza sforzo, che i referendum vincano con un mucchio di voti, e che Lombardia e Veneto ottengano quello che, del resto, hanno Sicilia, Sardegna, Val d’Aosta, Venezia Giulia e, ancora più impasticciate, Trento e Bolzano. Sarebbe un passo avanti verso quel federalismo che si doveva fare nel 1848, e le circostanze e l’incapacità politica lo resero impossibile. E parecchi soldi resteranno a Verona e Bergamo invece di andare a Roma.
E se non arrivano a Roma, non arrivano nemmeno a Catanzaro!!!

E, intanto, il Meridione? Qualche matto… nel Meridione i matti sono tutti lucidi, e, per dirla con Plauto, nessuno è più pazzo di chi impazzisce con la ragione! E a Sud sono sempre un poco scimmiette, imitano chiunque! Non c’è alcuna minima possibilità di un referendum anche da noi: il dibattito è, infatti, all’anno zero; o si raccontano le fandonie immani di Pino Aprile, tipo “eravamo la terza potenza industriale del mondo”, oppure “ci fu un genocidio”; giù applausi, vendita di libri illeggibili, segue cena, e appuntamento al prossimo anno. Il valore storiografico di tale operazione è zero assoluto (-273), quello politico doppio zero. Una lista “meridionalista” in Campania ha riscosso niente di meno che lo 0,72%, pari a due elettori (02) per paese, incluse Napoli e Salerno. Davvero un botto!
E poi, ve l’immaginate che la Calabria ottenga l’autonomia finanziaria? Cioè che i soldi raccolti con le tasse siano spesi, in buona parte, a Catanzaro e Cosenza e Crotone e Reggio e Vibo e rispettivi dintorni: e quali soldi? E quali tasse, a parte quelle trattenute alla fonte su stipendi, anzi, oggi pensioni? Tasse su quali industrie e commerci? Sul turismo di Soverato, con affitti al 90% in nerissimo più di una notte invernale?

E ve l’immaginate, politicanti e passacarte calabresi, a dover gestire dei soldi trovati in Calabria; essi che non furono e non sono capaci manco di spendere quelli che ci regalano da fuori, e li rimandano a Bruxelles vergini come neonate? Tutti, senza ombra di eccezione: A. Guarasci, A. Ferrara, P. Perugini, A. Ferrara di nuovo, B. Dominijanni, F. Principe, R. Olivo, G. Rhodio, D. Veraldi, G. Nisticò, B. Caligiuri, L. Meduri, G. Chiaravalloti, A. Loiero, G. Scopelliti e Stasi, e Oliverio in veste di assessore; e, dal 2014, di Oliverio in veste di presidente e della sua inutilissima Giunta di Alto Profilo; tutti con relativi assessori e consiglieri e scaldasedie.
Il problema di fondo del Meridione – e qui torno a Rajoy e a roba come Tajani – è la classe dirigente, che, detto in generale, è di pessima qualità; anzi, per dirla con Musil, senza qualità. Non dico solo poltici e sederi piatti, dico anche, dico soprattutto filosofi poeti intellettuali giornalisti scrittori, quasi tutti pesci in barile e privi di ogni capacità di proporre, figuratevi di opporsi.

Se la Calabria avesse l’autonomia finanziaria, l’unico effetto sarebbe che tutti i 409 Comuni riceverebbero tutti, tuttissimi un finanziamento per la sagra delle cose più improbabili; e, ovviamente, per un premio letterario a favore del poeta del Comune vicino che poi premia il poeta del Comune premiante. Oppure, con quattromila anni di storia vera e da tutti ignorata, qualcuno pagherebbe lo sbarco di Ulisse a Tiriolo. Dove, ecco una mia scoperta, non incontrò Nausicaa ma Heidi con le caprette che fanno Ciao: eh, a 800 metri d’altezza, solo lei e il nonno possono abitare. Insomma, o sperperi o soldi non spesi.
Però, siamo onesti, non è che intellettuali e politicanti stiano davvero sempre muti. A volte parlano, oh, se parlano: la Calabria è la patria delle utopie più sfrenate, dei sogni spacciati per realtà. Tutti hanno un nonno barone che era ricco; e tutti, con la destagionalizzazione, diventeranno ricchi.
Bene inteso, tutti come il barone: ricchi senza prestazione d’opera. E intanto Lombardia e Veneto votano.

Ulderico Nisticò


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