Dilagano follia e aggressività, e violenza: una piaga sociale, un fenomeno pericoloso. Attenti alle parole: per violenza non intendo qui le azioni criminali organizzate, che per quanto orrende, sono razionali secondo una loro logica; ma di violenza e follia come abitudine di vita di singoli o gruppi o intere aree topografiche e sociali; e che esplode senza ragione, o con ragione del tutto sproporzionata anche ai fatti. Sparano a casaccio, e uccidono un ragazzo di 14 anni; colpiscono passanti; violano allegramente le regole del traffico, e spesso uccidono.
Metto subito le mani avanti: non servono “nuove leggi”; anzi, nuove leggi, specialmente come le scrivono oggi, rischiano di fornire scappatoie. Torno a dire che è sbagliata, anzi inesistente, la fattispecie del cosiddetto femminicidio; è omicidio (dal latino homo = essere umano), e va seccamente punito senza tanti biribimboli di sociologia e psicologia della domenica; e che sono spesso la scorciatoia per sconti di pena. Le sentenze le fanno i giudici, non i giornali. E finiamola con espressioni quasi vezzeggiative come “baby gang”. Lo stesso per spacciatori eccetera. Idem per guida pericolosa.
Bastano e avanzano il Codice Penale e le leggi di pubblica sicurezza. Il possesso illegale di armi è reato, e va punito; ma è ovvio domandarsi come mai uno vada in giro con arma illegale, e per farne che; e quindi prevenire le azioni illecite e violente.
Come direbbe Dante, “le leggi son”; è ora di porre “mano ad esse”. Nel triste caso del ragazzo assassinato, trovare i colpevoli e gettare la chiave del carcere in un tombino.
Ciò detto, osserviamo che il fenomeno è tipico di una società senza comunità; di isolamento in mezzo alla gente; di nessun punto di riferimento. Servono modelli di vita degni e comunitari.
Ulderico Nisticò