Esplosioni di violenza giovanile


 Tranquilli, non infliggerò ai miei lettori una noiosissima e inutile lezioncina di sociologia fasulla; e per sgombrare ogni equivoco, significo subito cosa penso: la causa primissima della violenza giovanile è l’impunità di fatto dei criminali “minorenni”, i quali, con una scusa o con l’altra, se la scansano. E siccome le organizzazioni delinquenziali “maggiorenni” conoscono benissimo la legge, è proprio per questo che usano i “minorenni” per spaccio o cose simili. Urge un provvedimento.

  Ciò premesso, parliamo non di criminalità ma di violenza. Attenti alle parole. Se un mascalzone munito di pistola mi deruba – a parte che non piglia molto – non è “violenza”, bensì “rapina a mano armata”, cioè la minaccia viene utilizzata dal delinquente per ottenere uno scopo che, per quanto turpe e illegale, è però pensato a mente fredda, ha una logica. Violenza è il turpe che spara a caso nella folla e uccide un ragazzo; violenza è l’ignobile che scazzotta, e sbaglia pure, per gelosia; violenza è anche quella dell’imbecille che sorpassa in curva e in galleria…

 Violenza è quella di bande che si affrontano nelle piazze; e solo dei giornalisti cretini scrivono “baby gang”, fornendo così un alibi verbale.

 Ribadito che i “baby” vanno arrestati e condannati eccetera, facciamo anche noi i sociologi dilettanti, e ci domandiamo come agiscano (secondo me, poco e niente) le seguenti categorie:

– le famiglie;

– la scuola;

– gli oratori;

– le istituzioni.

 E non illudetevi che “i ragazzi partecipano alla manifestazione Tale o Talaltra”: ce li portano i professori, tutti, professori e ragazzi, ben lieti di una giornata buca.

 E non c’è dubbio che i modelli forniti ai giovani sono nulli o pessimi, e li possiamo così individuare:

– genitori a loro volta delinquenti, o comunque di duttile moralità;

– genitori del tutto incapaci di azione educativa;

– modelli di vita buonisti e da bambini bravi e scemi, senza miti senza sogni senza ideali senza passioni senza vitalità;

– ugualitarismo con comune denominatore tendente a zero, e in basso, bassissimo: non solo tutti sono uguali, ma tutto è uguale, senza alcun criterio e senza alcuna gerarchia; e le stesse bande giovanili, ormai ugualitarie in basso, non hanno un capo che, a modo suo, le tenga a freno;

– assenza di attività sociali e sportive e di qualsiasi impegno per cui valga la pena vivere.

Ulderico Nisticò