Festival d’Autunno, una serata magica con Sergio Cammariere


Una tensione nuova ed insolita aleggiava nel Teatro Politeama di Catanzaro, alimentata dal sipario chiuso che nascondeva il palcoscenico. Chiedersi cosa sarebbe successo e quando è stato lecito per chi ieri sera ha preferito una serata in compagnia di Sergio Cammariere, il “cantautore piccolino confrontato a Paoli Gino”.

L’Alma Brasileira del Festival d’Autunno, diretto da Antonietta Santacroce, ha vissuto un altro momento intenso della sua stagione, vibrante ed emozionante per ciò che il musicista calabrese è riuscito a creare con le note emesse dal suo pianoforte e con la voce ora intima ora malinconica. Classe ed eleganza sono apparse immediatamente appena Cammariere, novello Cupido, ha scagliato la sua prima freccia al cuore con l’affascinante Tema di Malerba. Un piano solo dai “tratti” delicati, ideale colonna sonora della nostra vita, la cui ultima nota è rimasta sospesa nell’aria. Un breve attimo, il tempo di un sospiro. L’incanto era iniziato.

E’ questa la magia che si respira nei concerti di Cammariere, capace di creare negli spettatori l’assoluto abbandono alle melodie da lui composte: musicista che non tradisce la sua formazione jazzistica e classica a cui unisce la canzone d’autore e la sua passione per i ritmi sudamericani. Tutto con l’intento di raccontare l’amore in ogni sua sfaccettatura. E tutto è accaduto con grande trasporto mettendo in risalto anche l’emotività provata in brani come Sorella mia o la commozione a cui si è abbandonato presentando Padre della notte.

Ogni attimo è stato diverso eppure sempre uguale negli intenti. Sergio Cammariere ha dato la sensazione di dipingere una tela con pennellate ora lievi ora marcate dai colori caldi che hanno dato vita a un affresco la cui sensibilità dell’artista era evidente. Mano nella mano, L’amore non si spiega, Tempo perduto, Viali di cristallo sono solo alcuni dei brani che hanno lasciato allo spettatore una piacevole quiete interiore.

Accompagnato da una band affiatata che da venti anni condivide con lui il palcoscenico l’impatto sonoro è quello che ci si aspettava. Daniele Tittarelli, al sax, Luca Bulgarelli, al contrabbasso, Amedeo Ariano, alla batteria, e Bruno Marcozzi alle percussioni sono la perfetta rappresentazione della musica di Sergio Cammariere. Non solo la sua band ma anche eccellenti solisti. Dalla pace del mare lontano ne è stata la prova. Una esecuzione magistrale in cui ognuno di loro ha lasciato il segno prima di quello che era il momento più atteso della serata.

Sicuramente Tutto quello che un uomo è il brano che lo ha fatto conoscere al grande pubblico. Una poesia in musica salutata calorosamente dal pubblico. L’entusiasmo è esploso quando lo stesso al termine dell’esecuzione del brano sanremese è stato invitato a cantare una parte dello stesso brano. Da brividi. Sentire cantare l’intero teatro è stata una esperienza indimenticabile. In quel momento il cantante si accorge di qualcosa, o meglio di qualcuno. Giusy, una ragazza del pubblico lo ha colpito in maniera particolare e, invitata accanto a cantare insieme a lui, si è seduta al suo fianco davanti al pianoforte per quello che sarà il momento che non dimenticherà mai.

Poi il Cammariere che non ti aspetti. Quello rock, quello dei ricordi giovanili. E così l’intro di Firth of fifth dei Genesis e Repent walpurgis dei Procol Harum hanno mostrato un lato sconosciuto ai più. Una esecuzione improvvisata quella del secondo brano con la band che ancora di più ha saputo assecondare il cantante, lanciandosi in una esecuzione non prevista. Abbandonato il rock c’è stato spazio anche per Corcovado uno dei classici della musica brasiliana prima del finale incandescente con Cantautore piccolino.

Immancabile il bis. La bossa nova Malgrado poi ha definitivamente detto che Sergio Cammariere non è da considerare un “cantautore piccolino” ma il grande erede dei cantautori italiani.


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