Film su Napoleone: un documentario fatto bene


 Il film su Napoleone va visto. Il suo maggior pregio è una scenografia filologica, con accurata ricostruzione di ambienti e costumi; e con scene di guerra di un sorprendente realismo. Vale la pena, sotto questo aspetto.

 Tessute le lodi, ecco le critiche:

1. Il capitano Napoleone contava 24 anni, mentre l’attore ha già la faccia tirata e che egli avrebbe mostrata se fosse vissuto più dei 52 anni che contò nel 1821 morendo.

2. Faccia che è sempre la stessa qualunque cosa veda e goda e patisca.

3. C’è qualche erroruccio storico. Francesco d’Asburgo Lorena era II come imperatore del Sacro Romano Impero; e diventa, o piuttosto si riduce I d’Austria ben dopo, e non prima di Austerlitz. Nessun cenno a Lipsia, la Battaglia delle nazioni, e nemmeno nell’elenco finale dei morti.

4. Di Napoleone si cantano le glorie e si piangono le sconfitte in guerra; ma nemmeno una parola a quello che di lui davvero rimane: il Codice Civile e l’organizzazione dello Stato moderno in Europa. Si vede che l’ottica è dei Paesi anglosassoni, quelli dove Napoleone non arrivò, e che sono rimasti in parte ante 1789: vedi pollici e contee.

5. E già, se studiamo Napoleone come condottiero, sono molte di più e molto peggio le battaglie che perse, di quelle che vinse. L’attività di legislatore ha ben altro peso.

6. In fatto di guerra, Napoleone appare solo, e non c’è spazio per Desaix, Massena, Murat, Ney, Soult, Bernadotte. Nella scena del quadrato di Waterloo ci stava bene Cambronne con la famosa parola di cinque lettere; che è un falso, però faceva effetto.

7. E della numerosa e intrigante famiglia Buonaparte (Bonaparte) compaiono solo Luciano e Letizia; io avrei dato un poco di rilievo al fatto che la bambina Ortensia, figlia di Giuseppina e di Beauharnais, sarà la madre di Luigi, futuro Napoleone III. Assenti, del resto, fratelli e sorelle Buonaparte, anche la disinvolta Paolina.

8. Un film, alla fine, è un film, quindi un racconto di vicende umane, che qui francamente sono carenti, e per questo parlo di documentario; e non basta il filo conduttore dell’amore per Giuseppina. Di questo ce n’è troppo, fino a insinuare che Napoleone avrebbe lasciato l’Egitto per ovviare non alla crisi del corrottissimo Direttorio, ma al noto problema della frequentata alcova della moglie. Lo stesso persino per la fuga dall’Elba.

9. A proposito di amore, non sappiamo nulla di Desirée e di Maria Waleska, due figure di squisitissima femminilità.

10. Gli Italiani vengono trattati male. Intanto si parla di “Italia” come già fosse uno Stato. Poi, non è vero che “si arrese senza battersi”: nel 1796 il Piemonte combatté come l’Austria, entrambi gli eserciti senza fortuna; e nel 1799 il cardinale Fabrizio Ruffo, con le Masse della Santa Fede, cacciò dal Regno gli occupanti francesi. L’Elba viene presentata come un posto, “uno scoglio” di poveracci.

11. I Buonaparte, del resto, prima di diventare Bonaparte, erano piccoli nobili corsi di origine lucchese; e Napoleone nacque pochi mesi dopo che Genova aveva svenduto la Corsica alla Francia; sarebbe un fortuito caso di ius soli, e c’è chi parla di un certificato taroccato. Lo stesso Napoleone si proclamò (da solo!) prima presidente, poi re d’Italia. L’Italia carolingia, dalle Alpi alle Marche.

12. A proposito, in che lingua è “Napoleon”? In italiano, Napoleone; in francese, Napoléon. Napoleon è in inglese, e credo mai usato all’epoca; più realistico “Boney”, come i Britannici ingiuriavano allora il loro avversario.

13. Troveremo mai un produttore che giri un film sulle vicende meridionali nel tempo di Napoleone? Pensate: la gesta del Ruffo; l’insurrezione borboniana calabrese del 1806-12; l’assedio di Amantea; Murat, gloria e morte; figure come i Pepe e Filangieri… Sogno una scena così, riferita alla lettera dagli storici del tempo. Respinto che fu un attacco francese, padre Michele Ala, cappuccino e capo di banda, salì sulle mura di Amantea, celebrò Messa in faccia al nemico e agli atei suoi amici, e disse Ite, Missa est, con un bel colpo di pistola in aria. Che scena, ragazzi! Troveremo mai un produttore; o un sussidio governativo serio?

14. Con tutto questo, il film su Napoleone è da vedere. Almeno non è il solito piagnisteo vagamente sociologico. Buona visione.

15. Ah, dimenticavo. Chissà cosa sarebbe successo a lui, e anche all’Italia, se Napoleone, tornato Buonaparte, fosse rimasto sovrano dell’Elba, quindi principe italiano, invece di andare a farsi bastonare a Waterloo? E morendo, anziano ma ancora in gamba, ottantenne, cioè verso il 1850, e dopo una battaglia contro Radetzky, girone di ritorno di Lipsia? Divertente gioco di ucronia, ma ve ne parlerò un’altra volta.

Ulderico Nisticò