Fusioni di Comuni


mappasatelliteCasole Bruzio, Pedace, Serra Pedace, Spezzano Piccolo e Trenta sono alcuni dei tantissimi Comuni dell’antica Sila Regia, cioè i casali, o pretorie, di Cosenza eretti ad autonomia sotto Giuseppe Bonaparte o sotto Murat. Dopo duecento anni, si accorgono che così non va, e decidono di fondersi.
Fondersi, amici miei, non pranzi e cene per non fondersi (vi ricordate i conati di Mancini e Drosi?); non consorzi e accordi e vigili urbani a scavalco, e toppe simili per lasciare le cose come stanno… Fondersi vuol dire che una bella mattina non ci saranno più il sindaco di Casole Bruzio, il sindaco di Pedace, il sindaco di Serra Pedace, il sindaco di Spezzano Piccolo e il sindaco di Trenta, ma i cessati cinque Comuni ne faranno uno solo con un sindaco solo. Punto.
Siccome io sono molto sfortunato nella vita, nessuno si ricorderà che questo argomento è stato iniziato e ripetuto per anni solo da Ulderico Nisticò; anzi sarà un’orgia di “io l’ho sempre sostenuto”. Pazienza, è il mio fato.
A cosa serve fondere i Comuni? Attenti, non faccio i conti della serva del risparmio, che pure sarebbe sensibile. Ci sono profonde motivazioni politiche.
La Calabria annovera 409 Comuni per una popolazione di meno di due milioni di anime; moltissimi sono piccoli e piccolissimi per abitanti, e, per paradosso di origine storica, con vasti territori; mentre centri importanti come Soverato e Tropea hanno territori di modestissima estensione. Un Comune con qualche centinaio di persone non può essere in grado di ben governare né la zona urbana né l’agro; non può esprimere una classe dirigente, se a stento ci riescono quelli più popolosi.
Né scordiamo che le “centinaia” di persone sono spesso residenti meramente sulla carta, e di fatto abitano altrove.
Badiamo però bene a come si concepisce una fusione, e a non cavarsela con la semplice somma dell’esistente. Occorre uno studio territoriale, economico, demografico, sociologico… e reale, sul campo, non sui tabulati degli uffici.
Facciamo degli esempi ionici. Io disegnerei: 1.Guardavalle – S. Caterina – Badolato; 2.Isca – S. Andrea – S. Sostene – Davoli; 3.Satriano – Soverato – Gagliato – Petrizzi; 4.Montepaone – Montauro – Gasperina – Stalettì; 5.S. Vito – Olivadi – Centrache – Cenadi – Palermiti; 6.Chiaravalle – Argusto – Cardinale – Torre. Sei Comuni in luogo di ventiquattro.
Disegnerei, ma solo dopo aver studiato a fondo; a fondo, ma alla svelta, non con la scusa dello studio facciamo come Bertoldo e rinviamo a qualche altro secolo!
Farei, direi, disegnerei… Io, ma se lo faccio da solo è un gioco intellettuale. Se ci fosse una volontà politica seria, il lavoro dovrebbe essere organizzato. Se ci fosse…
Intanto, auguri a Casole Bruzio, Pedace, Serra Pedace, Spezzano Piccolo e Trenta per il nuovo Comune; e che facciano presto e bene.

Ulderico Nisticò


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