Gaza, e il mutamento di toni


 In politica, e massime in politica internazionale, il tono conta più delle parole. Nei primissimi giorni dopo il 7 ottobre, i toni dei giornali e tv europei erano ardenti e persino apocalittici, ed era una gara a proclamare qualcosa a favore dello Stato d’Israele. Il quale Stato dal canto suo annunziava l’intenzione di occupare Gaza, e intanto ammucchiava centinaia di carri armati al confine; e schierava, tra in servizio e richiamati, mezzo milione di persone.

 Dopo dieci giorni a oggi 18, i carri sono ancora fermi; e così il mezzo milione. E forse qualcuno si accorge che uno Stato di nove milioni di abitanti, di cui almeno tre sono cittadini israeliani ma arabi, e molti isreliani saranno bambini e vecchi, non può sopportare un tale peso finanziario, e sottrarre tanta gente alle normali attività. È come se l’Italia tenesse sotto le armi un quattro, cinque milioni; e tutti in età attiva.

 Lo Stato d’Israele ha ordinato ai civili di Gaza di uscire. Ma Gaza confina a Sud con l’Egitto, che non li lascia entrare; e i civili possono entrare dunque… solo nello Stato d’Israele, che avrebbe così un altro pesante problema da risolvere.

 Se tutto questo non basta, si apre un fronte con il Libano. E ricordo a chi se lo scorda che in Libano c’è un contingente alleato (non NATO, e con la foglia di fico dell’ONU), con mille soldati italiani.

 Nel mondo non solo arabo ma musulmano si svolgono agitazioni, e si assumono decisi atteggiamenti ufficiali. Musulmano è anche l’Iran.

 Gli Stati Uniti, che dagli anni dopo il 1947 sono determinanti nell’area, stanno palesemente ora mantenendo una posizione meno bellicista; o forse frenano l’offensiva.

 Ed ecco che cambiano i toni anche in Europa. Cambiano i toni in Italia, e la Meloni parla di “due popoli due Stati”, che, nei toni, è un prendere le distanze. Anche perché lei, che viene dalla militanza e dalle piazze, sa che i suoi seguaci ed elettori non è che sprizzino tutti tantissima simpatia per lo Stato d’Israele.

 Ora ci vorrebbe un passo avanti di chi conta, per proporre, e di fatto imporre la pace. Come? Condizionando i due contendenti con pressioni finanziarie e politiche; e continuando a mostrare toni lenti, misurati, razionali, e freddi, sempre più freddi.

Ulderico Nisticò