Il 2019 spero vivamente che possa essere uno “spartiacque”. Auguri!


Quando si arriva al punto che la maggioranza di un popolo gradisce forze politiche, leader populisti e politiche nazionaliste, significa che sul piano dell’emancipazione la società è tornata indietro. Per Antonio Gramsci, l’emancipazione era importante, poiché attraverso essa le classi emarginate potevano progredire nel senso della conoscenza e la partecipazione diretta nella vita politica e sindacale, che significava condizionare le scelte e incidere. Non a caso Gramsci odiava l’indifferenza.

L’indifferenza è il peso morto della storia, che è l’opposto della partecipazione. Infatti, l’attività politica assume per Gramsci valenza pedagogica. Il problema educativo è importante poiché è espressione, bisogno storico di crescita politica, sociale e culturale delle classi lavoratrici. Dopo la seconda guerra mondiale e fino a quasi trent’anni fa l’Italia cresceva a passi da gigante, sia in termini economici sia culturali. I partiti erano organizzati con luoghi d’incontro in tutte le città, borghi e periferie. Si vigilava su tutto e s’interveniva su tutto. Tanti presidi democratici di partecipazione, di rivendicazione e conquiste. Tutto ciò concorreva a tenere vivo un sistema democratico e impedire provvedimenti antidemocratici. Provvedimenti oggi in essere camuffati da non si sa quale sicurezza.

Quanto male può provocare l’uomo quando accetta che i diritti di un altro siano inferiori ai suoi! Nello stesso tempo in Italia abbandonare un cane è reato, abbandonare un migrante è legge. Facendo passare altresì l’idea che i problemi di chi non sta bene, dipendano da chi sta peggio. Intanto molti sottovalutano (o non lo sanno) che alcune leggi diminuiscono i diritti e l’agibilità democratica degli autoctoni.

A dimostrazione di quanto sopra, vi sono tantissime persone che non sanno perché si festeggiano il 25 aprile e il 2 giugno; vi sono Deputati e Senatori che non conoscono la Costituzione; gli stessi, intervistati dopo una votazione alla Camera o al Senato, non sanno che cosa hanno votato pochi minuti prima. Cosi, con questo panorama anche il 2018 ci lascia. Il mio pensiero resta molto preoccupato per i tanti giovani che non hanno voglia di impegnarsi su nulla. Quando lo ero io, non avevamo tutto quello che hanno oggi, spesso comprato con i soldi dei genitori o con la pensione della nonna.

Non facevamo nottate di code per un paio di scarpe. Avevamo poche cose, però eravamo più felici e più “ricchi “. Grazie alle scelte di una classe politica, mai eguagliata, eravamo ricchi di speranza e su reali opportunità di studio, di lavoro, di libertà, di partecipazione, di democrazia effettiva. Si! Eravamo più ricchi e più felici. Speranza, opportunità e tanta, tanta voglia di esserci, di migliorare, di contare. La povertà non è solo economica, è rinuncia, lassismo, assuefazione, delega in bianco aspettando che la manna cada dal cielo.

Si possono avere tanti oggetti alla moda ma se non si ha voglia di “esserci”, di partecipare, di farsi valere, non si creeranno opportunità e speranza. Insomma, mi sembra che si consuma per comprare e si compra per consumare. Perfetti prototipi del neoliberismo. Che tristezza! A differenza di oggi, nella cosi detta prima Repubblica non ci potevano essere ministri, parlamentari e dirigenti politici ignoranti. La gara era tra chi era più bravo sotto tutti gli aspetti, ma soprattutto d’immensa cultura. Se oggi ci sono, evidentemente è lo specchio della società.
Il 2019, spero vivamente che possa essere uno “spartiacque”. Auguri!

Fausto Pettinato
Soverato 28 dic. 2018


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