Il Faustus del 2024


 In teatro, il testo è il 30% dello spettacolo; e tutto il resto è interpretazione degli attori, musica, canto, danza, costumi, scenografia, e, a coordinare e creare il tutto, la sapiente e fantasiosa e autorevole regia di Franco Procopio. È da questo insieme che nascono la complessa varietà di “Faustus”, e l’evidente successo di emozioni e partecipazione del pubblico. Trionfo del teatro, dove “il falso è più vero del vero”.

 Ciò premesso, diciamo dell’originalità del contenuto. La leggenda del dottor Faustus, o Faust, è medioevale, e sono già cimentati Marlowe, Lessing, Mueller, Goethe, Grabbe, Lenau, Spohor, Schumann, Gounod, Berlioz, Wagner, Boito, Busoni, Mann… e l’abbiamo visto a teatro, al cinema, nell’opera lirica… C’era bisogno di un Faustus del 2024? Sì, perché “c’è sempre un Faustus nel cuore di ognuno di noi”; e ci sarà fin quando vivranno gli esseri umani.

 Angelo e diavolo si contendono Faustus, un uomo troppo perfetto, e perfezionista, per non essere esposto al male. È un uomo come tutti, e perciò soggetto alla tentazione dei sette vizi capitali; ma il suo vizio è quello più difficile da scoprire e combattere: il bisogno di conoscenza, l’intelligenza.

 E qual è l’intelligenza del 2024, se non l’IA, l’Intelligenza Artificiale, che può essere strumento del bene come del male? Così del resto è ogni opera umana.

 L’IA diventa un personaggio, un computer che parla e sente e soffre e gode come un’intelligenza naturale. Che del resto, suggerisce il Faustus, ha fatto già molti danni di suoi, senza aspettare le innovazioni tecnologiche!

 C’era dunque bisogno di un Faustus del 2024, e lo abbiamo avuto nei teatri di Chiaravalle e Soverato; e siamo pronti a ogni altra avventura.

Ulderico Nisticò