Ieri, dopo aver sentito la notizia del gommista aretino che, alle quattro del mattino, ha sparato e ucciso un ladro che si era introdotto furtivamente nella sua azienda, sono corso all’emporio a comprare il kit per accogliere i ladri quando, bontà loro, hanno bisogno della roba che noi ci siamo sudati. Il kit ricomprende un teiera e una moka, nel dubbio che il buon ladro in piena notte preferisca una sana tazza di thè o un buon caffé; una scorta di tisane per farlo rilassare qualora un mal di stomaco o lo stress del lavoro lo dovessero infastidire; carta e penna per fare l’inventario di tutti i beni che potrebbero interessare al ladro (mica vogliamo fargli perdere tempo!); una chiave suppletiva da mettere sotto lo zerbino, sia per evitargli di rompere le imposte per cercare di entrare e sia per dargli la possibilità di entrare e uscire quando vuole.
Poi, ragionando, mi sono stranito a pensare che ancora c’è qualcuno che non vuole accettare che quella del ladro sia una professione a tutti gli effetti. Ma dico io, qualcuno ti entra in azienda o in casa in piena notte e tu ti svegli di soprassalto col cervello obnubilato sia dal sonno che dalla paura e non riesci a controllare le tue emozioni, prendi una pistola e spari? cose da barbari!!! non bisognerebbe dare la pistola a chi ha un’azienda o una casa, a chi ha comprato cose con il sudore del suo lavoro. Anzi, armiamo i ladri così nel momento in cui il proprietario di casa non dovesse dimostrarsi accondiscendente, lui sì che può sparagli… e meritatamente direi.
C’è anche chi fa filosofia, del tipo “il ladro non si tocca nemmeno con un fiore“, “se lui non ha armi, puoi solo aspettare che termini di svaligiarti“, “gli devi chiedere scusa se ti ha trovato in casa quando dovevi essere in vacanza“, “se ti ha distrutto la finestra per entrare, è colpa tua che non gli hai lasciato la porta aperta“. Manifestazioni di eccezionale italianità che forse nemmeno le commedie di Sordi e Gasmann hanno eguagliato.
Poi ho visto che esplodeva il dibattito politico e ho capito che c’era qualcuno con la voglia di sbattere in galera il gommista e preparare funerali di Stato per la sfortunata vittima caduto nell’esercizio delle sue funzioni. L’Italia dei cachi, direbbe Elio.
Gianni Ianni Palarchio (Blog)