Angelo Corapi è un ristoratore e maestro pizzaiolo di origini calabresi, proprietario de l’Oasi (oggi Yuta), una pizzeria ristorante di Cantalupo di Cerro Maggiore dove le pizze si producono con l’utilizzo di un impasto molto leggero costituito da un sapiente insieme di farine pregiate, poco lievito e con l’utilizzo di prodotti di prima scelta, sempre freschi e genuini.
Un segreto semplice che ha creato, in questi anni, il successo del locale, molto conosciuto e frequentato, nell’hinterland dell’alto milanese. Questa è una bella storia di successo e di emigrazione, di riscatto sociale e di tanto sacrificio.
Angelo Còrapi è nato sessantatré anni fa a Dàvoli Superiore, un piccolo paese della Calabria jonica, in provincia di Catanzaro. Còrapi da quel luogo calabrese si è dovuto distaccare sin da ragazzo, da quando aveva tredici anni. In quell’epoca, negli anni ’60, l’alternativa al lavoro nelle terre era l’emigrare al nord Italia o all’estero perché in campagna la fatica era tanta, il lavoro nei campi era molto pesante e, molte volte, la terra dava davvero poco in cambio.
Ma veniamo ad alcune curiosità. Nel locale di Angelo Còrapi ci sono esposte incorniciate tante antiche e pesanti chiavi. Sono le grandi chiavi in ferro battuto che aprivano le piccole porte di povere case di Davoli Superiore ma anche dei paesini vicini, del borgo di Badolato, di Sant’Andrea Apostolo e di chissà altro luogo su quella stessa lunga linea immaginaria che passa al di sopra di Soverato e della costa jonica calabrese.
Quelle vecchie e grosse chjavi, che pesano tanto e che la gente si portava appresso nella crapara, la tasca interna dei caprai, nella búggia nella tasca, nella bajúccia, nella grande tasca, che veniva dilatate all’inverosimile dal loro peso eccessivo. Ora non apriranno più nulla, nessuna porta, portone o porticina, ma sono oggi forti testimoni dell’identità di quei paesi arroccati e lontani più di milleduecento chilometri. Quello che traspare parlando con Angelo Corapi è che lui, oggi, è un calabrese più calabrese di tanti calabresi che stanno in Calabria.
Lui la Calabria la porta sempre dentro, nel cuore, senza la retorica della lontananza e dell’oblio del tempo passato. Tra gli altri oggetti esposti nel suo locale c’è un bel mortaio completo di pistuni, lo ha scolpito e realizzato con le sue mani, Corapi con fierezza ci racconta: “è di legno d’ulivo” ed in questa frase trasmette immediatamente la sua identità, le sue radici, il suo forte legame di appartenenza con la Calabria, un vero e proprio essere un tutt’uno con quel suo legno d’ulivo, che è il padre e la madre, i nonni, i suoi avi antichi con lo stesso soprannome dei Biagio, le sue origini.
Angelo Corapi dopo la partenza dalla Calabria aveva lavorato in Svizzera, nel Canton Ticino, nel campo della ricerca mineraria, ed è rimasto un appassionato ed esperto collezionista di minerali, ma, al di là di questo, la grande cultura di Còrapi è quella dell’appartenenza, della sapienza antica, della calabresità mai retorica che si porta dentro, il suo lavoro di oggi non è mai improvvisato, sono tanti i corsi effettuati nel tempo, i premi importanti di pizzaiolo conseguiti, i concorsi a cui ha partecipato in tutti questi anni, dal Gran Trofeo Birra Peroni “Pizza d’autore” al “Primo pizzaiolo europeo”.
Alcuni attestati e diplomi, che sono affissi nell’area forno della pizzeria, lo testimoniano, la sua cucina tipica, le sue scelte dei prodotti da utilizzare nel comporre le sue pizze, i suoi segreti nel mixare le farine per fare il pane e le pizze, le sue contaminazioni culturali di luoghi, tipicità e lontananze nella gastronomia, fanno del suo lavoro la continuità di un sapere che esce fuori, si evidenzia prorompente nella degustazione di ogni sua pizza che sforna dal suo forno. Un vero capolavoro!
Franco Vallone