Il mito di Faustus a teatro di Chiaravalle


 Il mito di Faustus che vende l’anima al diavolo, è medioevale; celeberrima è la versione del Goethe, del 1808, ma è stato trattato da moltissimi altri: Marlowe, Lessing, Mueller, Grabbe, Lenau, Spohor, Schumann, Gounod, Berlioz, Wagner, Boito, Busoni, Mann, il cinema… Ora Spazioscenico li sfida tutti quanti, come si legge nella locandina.

 Ce n’era bisogno? Certo che sì: il diavolo non è, o non è solo medioevale, bensì attraversa tutte le epoche; e, per grazia di Dio, c’è sempre a contrastarlo un angelo.

 Il diavolo del 2024 è sempre lo stesso diavolo dei tempi di Gesù e di ogni altra epoca, però si sa ammodernare e adattare ai tempi: e quale strumento più moderno poteva trovare, il diavolo, dell’Intelligenza Artificiale? Ecco dunque l’originalità di Faustus di Spazioscenico: il diavolo di oggi, il diavolo perenne, e con i mezzi che i tempi gli offrono.

 Faustus è un intellettuale, e il diavolo lo tenta come ci si aspetta: con l’intelletto, che genera la peggiore superbia. Come finirà? Lo giudichi lo spettatore.

 Faustus è teatro, quindi spettacolo, in cui la parola è importante, ma lo sono altrettanto le altre componenti del “thèatron”, visione partecipe e commossa del pubblico: quindi la musica, il canto, la scena, il movimento, e quella componente essenziale del teatro che è la sorpresa.