Il non voto, e l’errore di Socrate


 C’è chi sospetta, e non senza motivi, che il non voto superi il 51%. Non succederà nulla, perché il sistema è proporzionale, e i 76 parlamentari europei verranno eletti lo stesso, sia voti il 100%, sia il 50, sia il 25… Ricordo, anzi spiego a chi non lo sa, che verranno elette le liste, e solo dopo, all’interno delle liste, si vedrà chi ha preso più voti personali; e anche in questo caso, se la lista X sbanca e piglia, diciamo 30 deputati, può essere eletto sia chi ha preso mille preferenze sia chi ha preso solo il voto della mamma, quindi un voto in più del concorrente orfano. Ed è un sistema che favorisce le cordate, se il candidato importante e conosciuto si porta dietro degli ignoti. L’astensione, oggettivamente, favorisce qualcuno e danneggia qualcun altro.

 Nessuno s’illuda che gli astenuti siano dei ribelli e protestatari e qualsiasi roba del genere: sono solo astenuti, cioè disinteressati al problema politico. Come mai?

 Pigliamo Soverato, che un tempo era la patria della politica, e si parlava di politica molto e molto più ardentemente che di calcio: ebbene, alla data del 4 giugno, cioè a tre dalla fine della campagna elettorale, questa non è nemmeno iniziata. Tranne, se non sbaglio, una fugace riunione della quale si ebbe notizia tramite dei blandi applausi che arrivavano come lieve venticello in piazza.

 Nei quadratoni metallici campeggiano uno o due manifesti.

 Di cosa parlano, del resto, i partiti? A parte la sola cosa che non dico interessa ma almeno incuriosisce, cioè i battibecchi tra Giorgia ed Elly, e qualche estemporanea concorrenza tra Lega e Forza Italia, tutti i pochi discorsi che si sentono sono di tipo socratico. Attenti, non sto immaginando che i parlanti sappiano chi fu Socrate, e tanto meno quelli che ne hanno parlato malissimo come Aristofane e Nietzsche; ma i pochi che parlano di politica lo fanno socraticamente, cioè convinti davvero che le persone, tutte le singole persone, agiscano per effetto della ragione, e stiano a sentire i loro ragionamenti. E invece tutti, ma proprio tutti sappiamo che tutti gli atti della nostra vita, anche quelli più importanti, sono stati compiuti o per caso o per qualche sentimento o mito o errore, dunque per la coscienza e non certo per la ragione. Alla ragione facciamo appello a cose fatte, per inventarci che ci avevamo pensato prima. L’uomo, è stato detto, non è un essere razionale ma un essere raziocinante!!! E mentre ci si ragiona sopra, le cose passano come l’acqua di un fiume, e le soluzioni sono già vecchie alla fine del pensiero.

 I partiti oggi parlano come si trovassero in un consiglio di amministrazione di azienda con i revisori dei conti alle costole, e cui badano appena gli azionisti più potenti; e gli altri, al massimo, aspettano il dividendo. Per esempio io, che facevo politica a sei anni, e se vi raccontassi tutto dal mio Sessantotto almeno al 1995, anno funesto della nascita di Alleanza Nazionale (e mica solo colpa di Fini: c’erano tantissimi che nel 2024 fingono di non sapere dov’è Fiuggi)… quello stesso io voterò sì, però con lo stesso entusiasmo con cui ingurgito la mezza pillola della pressione. E finora nemmeno è successo che qualcuno/a mi chiedesse il voto.

 Ecco cosa manca, il mito. E i miti non s’inventano ragionando; è il contrario, sono i miti che creano le umane azioni, inclusa la politica.

Ulderico Nisticò