Il sudore della fronte


 Quando Adamo ed Eva, evidentemente stufi di un’insopportabile felicità infantile alla Rousseau, peccarono di mela e di conoscenza, e diedero inizio alla travagliata ma anche piacevole umana storia, ricevettero l’ordine di guadagnarsi il pane con il sudore della fronte, cioè con il lavoro. Il concetto, per altro ovvio, venne ripreso da molti nei millenni, e, per restare nei Testi Sacri, così conclude san Paolo: “Chi non vuole lavorare, neppure mangi”.

 La faccenda non piace a tutti, lo so; e lo dimostra il coro… beh, coretto di proteste alla proposta del ministro Lollobrigida di andare a zappare invece di aspettarsi il reddito gratis. A tali proteste non mi sono unito io, anzi domattina, dopo una manifestazione televisiva all’alba a Badolato, sono passato un pochino a zappettare a Caresta. Mens sana in corpore sano.

 Si aggiunge Occhiuto, a proposito di quelli che egli pudicamente chiama migranti. Se vengono in Calabria, e se in Calabria c’è richiesta di lavoro nell’edilizia e non se ne trova, ebbene, si guadagnino la vita con tale attività. Sul serio, formati, e con precise regole e compensi; ma si mettano alla fatica.

 Non è solo un fatto di soldi: e che almeno sapranno come passare il tempo!

 Come vedete, sto parlando di italiani prima, e solo poi di stranieri. Bisogna dunque mandare la gente al lavoro; e se s’introduce il lavoro tra la materia scolastiche…

 …che brutta cosa, essere storiografo! Nel 1939, Bottai decretò una materia che si chiamava proprio Lavoro; la abolì nel 1944, quando per poco tempo fu quasi ministro di un quasi governo Bonomi, Benedetto Croce. Non vi dico dove abitava, Croce, se no i miei amici meridionaldomenicali piangono più del Sabeto, e allagano la città dal nome qui sottinteso.

 Il lavoro, come accennavo, fa bene al corpo e all’anima; scaccia la noia, ed evita l’ozio che è padre dei vizi; e assicura la sola possibile libertà, che è la situazione di quando uno può dire, orgogliosamente, “Io mangio del mio, e non devo ringraziare nessuno”; quindi, se vota, vota dove gli pare. Leggete il Parini, la bella Ode “Il bisogno”.

  Tanto più un poco di fatica fisica farebbe bene a certi ragazzini borghesi educati alle coccole da mamme chiocce e papà smidollati. E a tanti intellettuali depressi e piagnoni, e dimentichi del precetto “Ora et labora”.

 Chi dovesse pensare che Ulderico Nisticò è un reazionario… ebbene, avrebbe proprio indovinato.

Ulderico Nisticò