In morte di un mancato re


 È deceduto Vittorio Emanuele di Savoia, che forse sarebbe stato Vittorio Emanuele IV re d’Italia. Forse, non perché l’Italia sia repubblica, cosa che i Savoia non hanno mai riconosciuto; ma per ragioni dinastiche dubbie. Si disse, infatti, che il padre, Umberto II, lo avesse diseredato, anche per aver contratti matrimonio plebeo. Anche, perché ci sarebbero vari guai.

 La cosa, a parte essere una diceria, è però illegale. In Casa Savoia vige il principio dinastico ereditario, che non può essere modificato da nulla, nemmeno da un’eventuale volontà del re ancora vivo. Il principio, comune a tutte le monarchie, è che “morto il re, viva il re”, senza che intervenga alcun atto formale. Vige poi la legge salica, “ne donna né nato da donna”, quindi Vittorio Emanuele, come unico figlio maschio di Umberto, non poteva essere sostituito, per esempio, da un nipote ex sorore, e tanto meno da un parente. Lo stesso per Emanuele Filiberto, figlio unico ancor prima che unico maschio.

Fu per la legge salica che a Vittorio Emanuele I e a Carlo Felice, entrambi con solamente figlie, successe Carlo Alberto di Carignano, con quel che segue.

 Se dunque ci fosse la monarchia, alla morte di Umberto II, nel 1983, gli sarebbe successo Vittorio Emanuele IV; e oggi Emanuele Filiberto… che numero? I Savoia seguivano una numerazione dinastica; operazione inevitabile perché, fino al 17 marzo 1861, annoveravano tanti di quei titoli, per ognuno dei quali sarebbe stato necessario un numero singolo: gran bella confusione. Fu così che Vittorio Emanuele II re di Sardegna rimase II anche come re d’Italia; ma il figlio Umberto iniziò da capo, e fu Umberto I; del resto, il predecessore era, verso il Mille, un conte Umberto Biancamano, di cui poco si sa.

 Per un altro Emanuele Filiberto, poi, bisogna risalire al duca detto Testa di ferro, vincitore di S. Quintino nel 1557 e iniziatore della politica italiana dei Savoia. Fu Emanuele Filiberto anche il glorioso comandante della Terza armata nella Prima guerra mondiale, ma era del ramo Aosta. Perciò Emanuele Filiberto, tra un ballo e l’altro, sarebbe I.

 Per un eventuale ritorno della monarchia… non vi dico cosa prevede, implicitamente, la legge attuale, o mi bannano per millenni. Nel caso, né gli Italiani vorrebbero Emanuele Filiberto, né lo vorrebbe lui stesso. Tra le casate cessate tra 1859 e 61, ci sarebbe Carlo di Borbone Due Sicilie, ma il suo diritto è insidiato dai Borbone di Spagna, che hanno, nel tumultuoso per quanto sparuto numero dei neoborbonici, persino dei seguaci. Niente da fare. Borbone Parma, Austria Este e Asburgo Lorena sono fuori gioco. Il papa, grazie ai Patti Lateranensi, a rinunciato a tutto, tranne il Vaticano. Che fare?

 Non resta che il sistema di Gordio, il quale era un povero contadino, ma l’oracolo disse che il primo bovaro arrivato con un carro doveva divenire re di Frigia. Così fu, e il nodo del giogo, impolverato per migliaia di anni, verrà sciolto da Alessandro Magno, ma solo con la spada.

 Oggi bisognerebbe ricorrere a qualche altro oracolo. Ma non a sistemi elettivi, magari preceduti da complesse regarie e campagna elettorale. Boh!

Ulderico Nisticò