Io sto con Gioia Tauro; e con il Ponte


 Io, sì; e, a quanto pare, c’è tutta la Calabria, tutta la politica e tutto il mondo del lavoro. E finalmente non si sente più la buffa frasetta “ce lo chiede l’Europa”. All’Europa si può benissimo dire di no, se sbaglia: e l’Europa spessissimo sbaglia, essendo niente altro che una burocrazia autocefala.

 E si può anche dire, a voce piena, che la salubrità dell’aria fa bene ai polmoni, però la pancia vuota fa malissimo a tutto il resto del corpo, e a tutti i corpi dei lavoratori. E io, nella mia nota malignità, mi chiedo se sotto la famigerata direttiva c’è solo una follia ideologica di ecomania; o i porti stranieri hanno mandato un regaluccio a qualcuno. Se c’è chi compra calciatori e allenatori, perché non dovrebbero pensare a comprare burocrati di Bruxelles? Spero di sbagliarmi, però.

 Vero, oggi 17 novembre 2023: ma, di grazia, negli anni passati dov’erano sindacati e politici? E, soprattutto, dov’erano i deputati europei italiani, greci, spagnoli? Dov’erano i governi italiani, fino al settembre 2022?

 Riassunto, e non solo per Gioia Tauro. L’inquinamento (ammesso… ) è un fatto umano? Ebbene, va affrontato con mezzi umani, quindi tecnologici. Utopie come decrescita felice e ritorno a un presunto tempo idilliaco tipo immaginarie isole della Polinesia, le lasciamo ai poeti depressi e deprimenti; e a quelli che, bambinoni, campano di sogni di ricchezze che mai furono e mai saranno.

 Per lo stesso ragionamento, io sto con il Ponte, come sto con ogni opera pubblica, a cominciare dalla mia TRASVERSALE DELLE SERRE.

 Sto con le opere pubbliche perché sono utili, soprattutto le strade e le ferrovie e i porti e aeroporti. Sto, anche, forse soprattutto perché i lavori pubblici generano indotto, quindi danno lavoro e sviluppano l’economia reale.

 Tanto più in una Calabria da cui, a mio avviso, deve completamente sparire l’assistenzialismo diretto e indiretto, e deve trionfare il LAVORO. Chi lavora, e quindi vive del suo, non deve dire grazie a nessuno, e vota come gli pare. Ecco una rivoluzione, in Calabria.

Ulderico Nisticò