La compagnia NEST va oltre la quarta parete e conquista la platea del Teatro del Grillo di Soverato


Usciva nel 1956 quello che sarebbe diventato un classico della comicità italiana, “La banda degli onesti”, diretto da Camillo Mastrocinque, con protagonisti il grande Totò, Peppino De Filippo e Giacomo Furia. Oggi l’immortale sceneggiatura di Age&Scarpelli, attraverso la spericolata riscrittura di Giuseppe Miale di Mauro (che ne cura anche la regia) e Diego De Silva, diventa “Gli onesti della banda”, adattamento teatrale a cura della Compagnia NEST, bravissimi artisti partenopei di San Giovanni a Teduccio che hanno conquistato la platea del Teatro del Grillo di Soverato, offrendo tante risate e altrettante riflessioni.

Protagonisti dello spettacolo sono Tonino (Adriano Pantaleo), un laureato in filosofia che, non trovando lavoro, decide di ereditare la portineria del defunto padre, e il suo migliore amico Peppino (Giuseppe Gaudino), che gestisce la tipografia di famiglia ed è perseguitato dai debiti contratti con Mimmuccio (Ernesto Mahieux, nell’iconico ruolo di un usuraio in finta carrozzella) in seguito all’acquisto di nuovi macchinari. A minare l’onestà dei due amici ci penserà il ragionier Casoria (Francesco Di Leva), amministratore dello stabile in cui presta servizio Tonino: un uomo perennemente in bilico tra legalità e attività “diversamente lecite”. Tutto parte da quando quest’ultimo avverte il portiere che il condominio vuole vendere il suo appartamento per pagare le spese di rifacimento dei balconi; l’unico modo per non perdere casa, lavoro e il rapporto con l’avvenente moglie Angela (Maria Chiara Centorami) –  ormai giunta al limite della sopportazione – è rappresentato dall’acquisto della casa.

Ma come fare se i soldi non ci sono? Il ragioniere propone di fabbricarli falsi essendo in possesso di una carta filigranata per stampare banconote da 10 euro. E visto che il tipografo Peppino versa nelle stesse condizioni disperate, aggravate dal pizzo che ogni mese deve versare a Mimmuccio,  il gioco è fatto: mettono su una banda di falsari. Ma poi Michele (Ivan Castiglione), finanziere e fratello di Tonino viene trasferito a Napoli proprio nella sezione tributaria…

Tutto procede finchè il rimorso e la voce della coscienza dei due amici non comincia a gridare e capiscono che due persone oneste non possono diventare schiave del malaffare e di chi lo rappresenta.

Sono i ragazzi che vivono il quartiere, sono le vite di Tonino, Peppino, del ragionier Casoria, di Mimmuccio, di Michele. Nel mezzo due donne che hanno un temperamento straordinario e un ruolo tutt’altro che secondario: Angela (già citata) e Giulia la sorella di Peppino (Luana Pantaleo). C’è poi Anna Stabile che interpreta Assunta, giovane donna delle pulizie.

Ma l’amicizia e l’essenza dei due personaggi sono più forti dell’avidità.

Si ride di gusto – e quasi ininterrottamente – in questa commedia dal finale amaro. Nessuna sbavatura interpretativa. I personaggi sono sempre in scena, anche quando termina il loro intervento, addirittura tra palcoscenico e platea, sfondando spesso la quarta parete.

La scenografia rappresenta le gabbie della quotidianità, quelle che si trovano all’interno del rione, nella periferia napoletana, quello in cui circa 12 anni fa la compagnia NEST – Napoli Est Teatro nasce con finalità sociali e precisamente – sottolinea uno dei fondatori Adriano Pantaleo – con lo spettacolo Gomorra. E tutto quel cast oggi è in scena con Gli onesti della banda. Una realtà costruita performance dopo performance con azioni significative volte a catalizzare il cambiamento attraverso la cultura. Rubando così la scena alla camorra.


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