La Pasqua di Soverato


 Lezioncina di storia locale, molto utile prima che certe cose finiscano dimenticate dagli anziani e nemmeno conosciute dai giovani.

 Soverato celebra la Settimana Santa dell’orbe cattolico, in entrambe le due Parrocchie: Addolorata e Immacolata; con la Veglia pasquale canonica.

 Nell’Addolorata si tiene una manifestazione tipica di molti luoghi della Calabria, l’Incontro tra Gesù Risorto e Maria. Qui si chiama “Cumprunta” (confronto, cum – fronte); altrove, “Affruntata”. Si utilizzano tre statue destinate solo a questo scopo e a quanto diremo, e che per tutto il resto dell’anno attendono in un angolo riservato della chiesa. Una è di san Giovanni Evangelista, con la scritta RESURREXIT (vi ricorda qualcosa?), che fa da ambasciatore della Resurrezione; una è di Cristo trionfante sulla morte; l’altra di Maria, che, deposte le vesti nere, apparirà nell’azzurro della gioia alla vista del Figlio. Solo allora inizia la festa; fino a quel momento, si dice che la “chiesa è a lutto”. Infine la statua di Maria viene incoronata, tra segni di giubilo.

 Le tre statue sono affidate a robusti portatori, che lo fanno per devozione, e si assumono un compito anche fisicamente non facile. Essi rappresentano la partecipazione del popolo alla Passione e alla Resurrezione. Si conserva anche un Cristo superstite del terremoto di Soverato “Vecchio” (Suberatum).

 Tipica costumanza soveratese, e che ci riporta a storia assai antica, è “scindira i santi a Galilea”. “Vi precederò in Galilea” è l’annunzio che dà il Risorto ai discepoli, che lo seguiranno. Da questo deriva chiamarsi Galilea il periodo di due giorni che a Soverato viene dopo la Pasqua: a “Fera d’a Galilea”, nota almeno dal XIX secolo, ma forse prima detta dell’Angelo perché si teneva l’Annunciazione.

 Per decenni si tenne un’importantissima e popolarissima “Fera d’e nimali”, compravendita di bestiame da lavoro e da reddito, che occupava l’attuale zona di via Amirante, e attirava da tutta la Calabria. Si allestivano locande e luoghi di ristoro per i forestieri. Era occasione per una gita al mare.

 Si portano le statue in Marina, oggi seguendo la rotabile, con sosta all’Ospedale. Il percorso antico da Soverato Superiore era attraverso Mortara e Santicelli, con sosta presso la Torre, da cui denominazione è appunto di Galilea; per giungere alla chiesetta oggi del Rosario, attorno alla quale sorgevano le poche case dette, fino al 1881 e al trasferimento della sede comunale, Santa Maria di Poliporto. È però opportuno richiamare alla mente che la Parrocchia rimase unica fino al 1941, come rimane Patrona dell’intera città l’Addolorata, con festa canonica e civile il 15 settembre. I miei tentativi di farla festeggiare in tutta la città, Marina inclusa, sono clamorosamente falliti per evidente resistenza passiva, e nemmeno ci riprovo più.

 Ecco dunque la motivazione storica della discesa dei santi a Galilea, nella conservazione, nei secoli, della memoria di Poliporto, l’insediamento greco-romano che emerge in località Monaco o San Nicola, e in cui si riconoscono costruzioni di età classica, poi utilizzate in parte come saliere. Quando dalla costa ci si trasferì sui colli (ma Suberatum era, tra tutti i borghi, il più vicino al mare), rimase il ricordo, e quindi l’esigenza che le statue, simbolo della religione e della storia, rivedessero almeno una volta l’anno i luoghi in cui erano state, o erano stati i loro antichissimi devoti.

Ulderico Nisticò