La povertà dei ricchi del 2024, e le elezioni europee


 Da bravo storico dilettante, ho studiato, per esempio, la peste dell’Iliade, la peste di Atene, la peste del Boccaccio, la peste del Manzoni… e un mucchio di carestie. Le pesti varie dilagavano per difetto di medicine specifiche e altre cure; le carestie erano dovute a siccità oppure a troppe piogge o sismi, e a tante altre immaginabili cause naturali. Tutti i tristi avvenimenti suddetti mi sono sembrati dunque spiegabili: se un territorio non produceva cibo, per forza gli abitanti pativano la fame.

 Non mi spiego, invece, come ci sia povertà nell’Europa e in Italia, dove se mai c’è un problema di sovrapproduzione di qualsiasi cosa utile inutile dannosa; e dove c’è luce di notte mentre ancora un secolo fa era buio pesto; e ci telefoniamo non solo da Soverato al Giappone ma da una stanza all’altra per evitare di doverci alzare dalla sedia.

 I settantenni di oggi ricordano personalmente i primordi del progresso, la tv con un solo canale in bianco e nero, eccetera. Oggi la tecnologia è tale che la tv, se uno vuole, la vede sull’orologio da polso. Non c’è niente da vedere, però, e quasi tutti i film sono noiosi e parlati; e le canzoni che vincono a Sanremo sono, quasi tutte, patetiche per testo e musica e voce.

 Ed ecco la spiegazione che m’illumina. Nel 2024 avanti Cristo mancavano le cose e le persone aguzzavano l’ingegno per campare; nel 2024 abbondano alcune cose e ne difettano altre, ed è difettosa la distribuzione: quindi manca l’ingegno.

 A mio modestissimo avviso, se un Pincopallino si compra la Ferrari (ve la danno a piccole comode rate!), sicuramente sbatte al muro perché non la sa guidare, e la Ferrari è velocissima anche appena innestata la prima. Secondo me, l’economia europea, l’economia occidentale in generale, sono in mano a Pinchipallini ciuchi con laurea, anzi con lauree e master e specializzazioni; e più lauree hanno, più sono ciuchi, perché applicano le loro teorie imparate a memoria senza dubitarne mai; e guai a tentare di farli ragionare come avrebbe ragionato qualsiasi “cudespina” (οἰκοδέσποινα = padrona di casa) rigorosamente analfabeta e figlia e nipote di analfabeti, e che, in tempi difficilissimi, riusciva a mandare avanti la famiglia.

 Esempio di asinità dei plurimaster? La palese ottusa confusione tra economia [le cose] e finanza [i soldi di carta]; come se il problema fossero i fogli e non le cose.

 Sentite cosa disse Clemenceau: “La guerra è una cosa troppo seria per lasciarla fare ai generali”; e lo stesso per l’economia, che non può essere affidata ai professori. Esempio: in tutta la storia della poesia mondiale, solo due grandi lirici sono stati professori, Carducci e Pascoli, e il primo molto malvolentieri e per campare. La poesia non s’impara a scuola; l’economia, tanto meno. Solo che un cattivo poeta è patetico ma inoffensivo; un pessimo economista ci porta alla fame in mezzo all’oro: come il re Mida; ripassate il mito.

 Deve riprendere potere la politica; e non certo gestire tipo la mai troppo deprecata Prima repubblica; ma indirizzare. Ed ecco un altro ottimo motivo per candidare e votare gente seria alle prossime europee, e non i soliti parenti di qualcuno collocati a Strasburgo perché non trovano un posto in consiglio comunale.

 Mancano meno di tre mesi, e ancora non sentiamo un nome.

Ulderico Nisticò