L’Arcangelo dei guerrieri


 La Chiesa considera pratica demoniaca voler conoscere i nomi degli Angeli, con la sola eccezione dei tre Arcangeli: Gabriele, che annunzia; Michele, che combatte; Raffaele, che protegge e guarisce. Gabriele portò l’Ave a Maria, e ne ricevette il Fiat. Raffaele è invocato soprattutto per la tutela dei bambini.

 Michele ha una profonda valenza storica, di cui è bene fare parola. Quando i ribelli, sotto la guida di Lucifero (Φωσφόρος), o Satana, si sollevarono per il dominio del cielo, Michele, sguainata la spada di fuoco, schierò gli Angeli fedeli, al grido di “Chi come Dio?”, e precipitò nell’Inferno i nemici, divenuti diavoli (διάβολοι, calunniatori o ingannatori) o demoni (cristianizzazione del greco δαίμονες, gli dei). Michele è dunque il comandante supremo dell’esercito di Dio.

 Come tale, è venerato da tutti i popoli cristiani guerrieri, che andavano in battaglia innalzando lo Stendardo dell’Arcangelo: i Polacchi, quando Giovanni Sobieski accorse in aiuto di Vienna assediata, nel 1683, dai Turchi; i Cosacchi cattolici (leggete Taras Bul’ba di Gogol); molti tradizionalisti ortodossi, tra cui ricordo i Romeni di Codreanu.

 I Longobardi… già, è un vezzo manzoniano della cultura italiana, soprattutto scolastica, fare finta che i Longobardi non ci siano mai stati, un piccolo incidente nella storia. E invece non solo il loro regno indipendente visse dal 568 al 774, e non per questo dopo finì; ma, con grande smacco dei meridionalisti della domenica, i Longobardi dell’Italia Meridionale rimasero sovrani fino al 1072, per confluire poi nel Regno normanno-svevo. Il grande Ducato di Benevento resse, integro, fino all’849, per dividersi poi nei due Principati di Benevento e Salerno; poi il terzo, quello di Capua.

 Benevento, eroso dall’Impero d’Oriente, si ridusse alla città, poi passata, fino al 1860, alla Chiesa; Capua divenne normanna, per essere conquistata da Ruggero II. Salerno si estese dalla Campania alle porte di Amantea, dove c’è una località Longobardi. In Calabria vennero stabiliti i gastaldati di Cassano, Cosenza, Laino. Insomma, non ci possiamo allegramente passare sopra. I Bizantini chiamarono Langobardìa la Puglia (Langobardia Minor per i Latini); ed è diffusissimo il cognome Lombardo/i.

 I Longobardi, soprattutto quelli del Meridione, veneravano l’Arcangelo nella Grotta del Gargano, dove Michele apparve. È un luogo di grande fascino, degno di completarvi un pellegrinaggio alla vicina San Giovanni Rotondo di san padre Pio.

 Si narra che, nel 1016, dei Normanni di ritorno da Terra Santa andassero a pregare Michele, quando incontrarono un uomo nobile in abiti greci, che però si dichiarò Melo di Bari, longobardo e in guerra contro l’Impero, che offrì loro un ingaggio. Fu l’inizio della storia del Regno Meridionale, che durerà fino al 1861.

 In Calabria, san Michele è patrono di Albidona, Benestare, Cinquefrondi, Gallo di San Pietro in Amantea, Piscopio di Vibo Valentia, Platania, Rombiolo, Sangineto Lido, Scigliano, Petrisi, San Nicola dell’Alto, Santa Maria del Cedro, Malvito, Isca Marina; e di alcune Parrocchie.

 Auguri dunque a tutti i Gabriele, Michele e Raffaele, con la versioni femminili.

Ulderico Nisticò


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