L’immagine distorta della Calabria


 In una recente occasione pubblica molto frequentata, accadde che una persona non sconosciuta, anzi importante, però di provenienza forestiera, dicesse, più o meno, così: “XY era un calabrese buono, mentre di solito l’idea che si ha di Calabria… ”; e sottintendeva tutti i luoghi comuni: mafia, arretratezza, accidia, cattiva amministrazione…

 È una storia vecchia. Nel XIV secolo, sotto la dinastia d’Angiò legatissima alla Chiesa, la Calabria era guardata con sospetto perché ancora in parte di lingua e rito greci.

 Nel secolo seguente, qualcuno scoprì che i “Bruttates”, che sarebbero stati bruzi, avevano personalmente crocifisso Cristo. Figuratevi!

 La cultura ufficiale illuministica e massonica identificò la Calabria con l’esercito popolare della Santa Fede del cardinale Ruffo, che scacciò dal Regno gli invasori francesi giacobini.

 Ma cosa vado scavando del passato? A dire male della Calabria ce ne sono tantissimi del XX e XXI secolo, con libri e film che paiono fatti apposta per mostrare una Calabria rozza e violenta e ignorante. È un piagnisteo fasullo, però molto ben retribuito in soldi e cittadinanze onorarie.

 Vere sono, purtroppo, le statistiche, che collocano la Calabria agli ultimissimi posti d’Europa per tutti gli indicatori economici, e per l’utilizzazione dei fondi europei.

 A parte che qui si dovrebbero assumere seri provvedimenti, per l’immagine la Calabria fa pochissimo. I rarissimi tentativi di presentarne una migliore sono sbagliati. Ad una Calabria buonista e bellina non crede nessuno, per la banale ragione che non esistono al mondo popolazioni buone, ma solo gente normale, con tutto quello che capita a chiunque. E nemmeno la Calabria è più bella dell’Alaska o dell’Indonesia, perché non c’è niente di più soggettivo e opinabile e mutevole del concetto di bello.

 Serve una letteratura, serve un cinema che mostrino una Calabria autentica, quindi con tutti i pregi e tutti i difetti: difetti e pregi che, di solito, convivono nella stessa persona e nelle stesse situazioni.

 I piagnoni di mestiere, per qualche annetto si riposino.

Ulderico Nisticò