Martedì 26 Febbraio a Soverato la proiezione gratuita del film “L’ultimo re”


Si terrà martedì 26 Febbraio alle ore 9:30 presso il Teatro Comunale di Soverato la proiezione gratuita del film “L’ultimo re”, riservata, come già lo scorso anno con le proiezioni dei film “Sicilian Ghost Story” e “A Ciambra” che hanno riscosso un ottimo successo, agli alunni delle Scuole Medie e Superiori.

L’iniziativa è organizzata da CalaMedia, Festival del Cinema, delle Arti Visive e Multimediali della Calabria, all’interno del Premio Mario Gallo XII edizione, che riporta a Soverato l’attenzione per il grande cinema grazie ad un gruppo di soggetti promotori quali la Cineteca della Calabria, il Comune di Soverato con il delegato alla Cultura Emanuele Amoruso e la società E-Bag Srl e finanziato dalla Regione Calabria.

Alla proiezione di “L’ultimo re”, proposta cinematografica tratta da “Le Troiane” di Seneca, una delle più intense tragedia classiche che non finirà mai di emozionare, coinvolgere e catturare il pubblico, seguirà una conversazione sul film e sulle tematiche affrontate: la brutalità della guerra, la maternità, l’amore perduto, la morte, in un intersecarsi di emozioni senza tempo. Sarà presente l’attrice Isabel Russinova.

Il film, diretto dal regista/sceneggiatore siciliano Aurelio Grimaldi nel 2009, è stato realizzato con il contributo della Fondazione Calabria Film Commission ed è stato presentato al Rome Independent Film Festival nel 2011. La pellicola, girata in Calabria, fa convivere situazioni e sentimenti di straordinaria contemporaneità, mettendo in luce i contrasti di razza, religione, cultura e civiltà. Viene narrata la storia senza tempo degli ultimi decisivi momenti che accompagnano la tragedia di una madre, Andromaca, a cui la Ragion di Stato strappa la vita del figlio, Astianatte, l’ultimo possibile re di Troia. Lo scenario è quello apocalittico di un Paese in guerra. Le azioni, i sentimenti, le crudeltà, le assurdità che accompagnano da sempre l’uomo e davanti alle quali, poi, si continua ad inorridire. Le musiche sono di Gavino Murgia.

Fuori da ogni tempo e dentro lo spazio dei siti archeologici calabresi, Grimaldi decide di ricreare gli ultimi giorni di Troia come una messa in scena volutamente teatrale, una rappresentazione in cui il solenne lavoro dell’attore si esprime nello spazio delle antiche vestigia dei Bruzi, pregno di storia e dei potenti segni delle forze del passato. Attraverso questo paesaggio assieme abbagliante e funereo, supportato da un cielo plumbeo e da una luce solare colta unicamente nella fase aurorale o crepuscolare, Grimaldi pone enfasi sulla tragedia di Seneca come parabola sull’odio, prima ancora che sulla guerra, come doloroso racconto dall’anima decadente e fatalista. Anche qui, come nel filosofo latino, le figure femminili rappresentano la controparte resistente e vitale, fedele e affettiva, all’essenza belligerante della società maschile, e diventano le prime vittime delle pulsioni lascive e mortifere dell’uomo. A innesto di questa visione, Grimaldi inserisce brevemente la figura di Keorte, un laido appestato e bestemmiatore da intendersi come prima vittima delle conseguenze della guerra, l’unico abitante possibile di una civiltà funestata. 


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