Quando ho letto del sequestro della nave Aquarius della ONG “Medici Senza Frontiere”, ho subito pensato a qualcosa che riguardasse il Ministro Salvini e a qualche sua denuncia di stampo migrazionista. Con mia grande sorpresa, ho scoperto invece che la procura di Catania ha disposto il sequestro della nave perché gli “angeli” che galleggiavano su quella bagnarola e che si prodigavano, disinteressatamente, per salvare gli immigrati in mare, nel tempo libero a disposizione una volta approdati nei porti italiani, scaricavano illegalmente rifiuti altamente inquinanti e pericolosi per la salute. In ben 44 occasioni, questi benefattori del mare, avrebbero illegalmente smaltito un totale di 24 mila kg di rifiuti tossici.
Secondo l’accusa i soggetti coinvolti, a vario titolo, avrebbero “sistematicamente condiviso, pianificato ed eseguito un progetto di illegale smaltimento di un ingente quantitativo di rifiuti pericolosi a rischio infettivo, sanitari e non” in 11 porti: Trapani, Pozzallo, Augusta, Catania e Messina in Sicilia, Vibo Valentia, Reggio Calabria e Corigliano Calabro in Calabria, Napoli e Salerno in Campania, Brindisi in Puglia. Tra i rifiuti scaricati la procura indica “gli indumenti contaminati indossati dagli extracomunitari”, gli scarti alimentari e i rifiuti sanitari infettivi.
Il bello è che ogni volta che gli veniva chiesto, sia l’Aquarius che l’altra nave indagata, la Vos Prudence, beatamente dichiaravano che non vi era presenza di rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo a bordo anche in presenza di “numerosi e documentati casi di malattie registrate dai vari Uffici di Sanità Marittima siciliani e del Sud-Italia intervenuti al momento dell’arrivo dei migranti nei porti italiani”. E pensare che invece sono stati rilevati 5.088 casi sanitari a rischio infettivo (scabbia, meningite, tubercolosi, Aids e sifilide) su 21.326 migranti sbarcati.
Gli indumenti e i prodotti sanitari utilizzati sulle navi per curare gli immigrati, invece di venire smaltiti secondo le disposizioni di legge, venivano accatastati nei pressi di semplici cassonetti dell’immondizia dei porti di sbarco. Lasciando alla mercé di chiunque la possibilità, seppure involontaria, di venire a contatto con materiale infettivo di alta pericolosità. Oggi, che la miseria e la povertà porta numerosi indigenti a cercare di che coprirsi proprio nei cassonetti della spazzatura. Una cosa così criminale, procrastinata da chi si definisce “medico”, richiede interventi di alto impatto penale e morale. La galera non basta. Ci vuole la gogna, abbiamo bisogno di vedere le facce di questi signori, vederli affissi nei luoghi pubblici con tanto di segnaletica “Io non posso entrare”. Abbiamo bisogno di non vederli mai più fare il medico, con o senza frontiera, poco importa. Abbiamo bisogno che non si occupino mai più di cose che riguardano la collettività, abbiamo bisogno di vederli spaccare pietre in penitenziari di pessima fama.
Poi ho anche pensato ai vaccini obbligatori che abbiamo in Italia. Niente contro la sifilide, niente contro la scabbia, niente contro la meningite, niente contro la tubercolosi e ovviamente niente contro l’HIV. Questo perché le malattie di cui sopra sono ormai obsolete nel mondo occidentale tanto da non richiedere interventi obbligatori. E ho pensato a come il mondo medico si adegui con sistematica efficienza al cambio dei tempi cercando l’accoglienza senza controlli e spaventando gli italiani per un cazzo di morbillo.
Ora, fatte queste considerazioni, qualcuno in Europa vuole impegnarsi per evitare queste porcate sistematiche che, anche se sotto gli occhi di tutti, fino ad oggi hanno avuto vita colpevolmente troppo facile? Se si, facciano i passi che devono fare. Altrimenti, si cambia. Si esce. Si dice ciao ciao.
Gianni Ianni Palarchio (Blog)