Meno trenta, meno sessanta


 Mancano esattamente giorni trenta alla presentazione delle liste per la Calabria; e, alla mezzanotte di ieri, siamo nel buio più pesto.

 Non dimenticate, gentili amici, che anche a Natale del 2019 le cose non stavano affatto meglio. Il cdx annaspava, e dovette chiedere alla Santelli quello che si rivelò, purtroppo, un durissimo sacrificio; il csx, impegnato a combattere eroicamente contro… Oliverio (ahahahah), cercava un taumaturgico Mago Zurlì, che poi finì col fallimento clamoroso di Callipo.

 In un anno, la faccenda non è migliorata, segno di nessun progresso morale e mentale. Il csx tenta un’ammucchiata di PD, Pino Aprile, sardelle, eccetera: Tansi no, che, con grande dignità, si tiene lontano. Il cdx immagino (ma è pura fantasia) stia operando nell’ombra, con buone probabilità di trovare Pinchipalli perdenti tipo a Reggio, Crotone… e Soverato.

 Questo è quanto riguarda i partiti… i partiti nel senso di apparati, tutti generali senza non dico esercito, ma nemmeno vigili urbani. E non mi preoccupo certo dei partiti.

 Mancano sessanta giorni al 14 febbraio, e se io fossi un marziano appena giunto in Calabria, non avrei la minima idea non per chi votare, ma in nome di che, con quali idee, con quali proposte non di utopie millenaristiche e sogni di gloria, ma praticabili in tempi umani.

 Intanto la provincia meno peggio della Calabria è Cosenza all’86mo posto; tutto il resto fa compagnia a Crotone che è l’ultima: fonte, il Sole 24 ore, mica un funereo comunicato di Corbelli.

 La cosiddetta pubblica opinione tace come un convegno culturale di pesci e tartarughe. I professoroni universitari (qualcuno è anche deputato) non esprimono un parere manco sotto tortura; i giornali sono usa e getta; gli intellettuali piangono a pagamento, per ridere poi all’incasso.

 Siccome, parafrasando il S. Vangelo, i miracoli sono competenza di Dio e non di Cesare, io non spero che succeda qualche prodigio da qui alle ore 06.55 del 14 febbraio 2021; e compaia qualche Licurgo a salvare la città… E sapete perché? Perché, come racconta Plutarco, Licurgo, prima di darsi alle riforme, fece politica sul serio, non chiacchiere (era spartano, perciò, obbligatoriamente laconico, tipo molòn labè), e trovò persino il tempo di scoprire, in Asia, i poemi omerici ancora ignoti in Grecia.

 No, decisamente non c’è nessun Licurgo; e, come sopra dimostrato, i Licurghi non s’inventano in due mesi… anzi, un mese. Ci toccherà, a febbraio, un qualsiasi, e che piglia un voto in più.

 E siccome sono in vena di dotte citazioni, leggete cosa scriveva un poeta di qualche tempo fa:

Chi dir potria le pratiche, i maneggi,
Le discordie, il romor, le fazioni
Che sogliono accader quando le greggi
Procedono a sì fatte elezioni,
Per empier qual si sia specie di seggi,
Non che sforniti rifornire i troni?

 Sapete chi fu? No? Ve lo dico io: Giacomo Leopardi (1798-1837), in Paralipomeni, III, 36. Quando lo elessero, a sua insaputa, deputato di Recanati, scrisse una cortese lettera per dire di no. Erano i moti del 1831, una faccenda arruffata e approssimativa… come le elezioni calabresi prossime venture.

Ulderico Nisticò