Migranti, e un altro fallimento dell’Europa


È abbastanza palese che quanto sta accadendo a proposito di migranti non è un caso; è una concomitanza, se non un piano. Una ong chiede di entrare in Italia, riceve un rifiuto, va in Spagna. Un’altra, con una cinquantina di persone, è ancora in mare. L’Italia rifiuta l’ingresso; Francia, Olanda e Germania si dichiarano disposte ad accogliere, ma solo a patto che il problema sia condiviso dall’Europa. Intanto riprende forza, almeno a parole, una certa ideologia immigrazionista, i cui chiari esempi sono tre: i discorsi del papa, quelli di Mattarella, gli atteggiamenti di alcuni sindaci, e una buffa interpretazione, dovuta a Grasso, di un articolo della costituzione.

Ovvio che sistemare 50 persone è un’operazione banale, se consideriamo quante centinaia di migliaia ne ha allegramente prese l’Italia negli anni passati. Il problema non sono i 50, è l’evidente timore di tutta Europa che, cedendo su un caso, poi si debba cedere su tutti gli altri; e ricominci l’invasione di massa.

Ed è altrettanto evidente che nessuno in Europa vuole più l’immigrazione, anche quelli che, a parole, proclamano bontà universale: tipo Macron, per capirci, che fa la faccia del bravo fanciullo, poi sbarra le frontiere con l’Italia.
A proposito di frontiere, è altrettanto evidente che il Trattato di Schengen è di fatto sospeso; mentre dei demenziali accordi di Dublino non si parla più nemmeno; ed era ora.

È dunque un altro fallimento dell’Europa Unita, che intanto non è unita affatto, e ognuno va per conto suo; e mostra una desolante e pericolosa contraddizione tra ideologie politicamente corrette, e fatti del tutto contrari. L’Italia e il gruppo di Visegrad non accolgono e lo dicono, gli altri Stati dicono di accogliere e non accolgono.
Riepilogando: se gli Europei sono, con toni diversi, magari disponibili a prendere qualche genuino profugo, nessuno vuole i migranti economici, che sarebbero milioni.

E anche sui profughi… via, tutti sappiamo che in Tunisia non si combatte una guerra dal 146 a.C.; e in Marocco, dai tempi di al Mansur, che però la guerra la fece in Spagna. In qualche paese africano ci sono dittature? Bene, ce ne sono anche in Arabia Saudita, però ci andiamo a giocare a calcio. Ci sono discriminazioni etniche qui e lì? Bene, ce ne sono anche in Israele, però ci raccontano che Israele è una purissima democrazia.

Insomma, mica basta dire profughi: vogliamo vedere, caso per caso, persona per persona.
Ma sono donne incinte e minori… e nemmeno: la tv è uno strumento crudele, perché parla agli occhi, e abbiamo visto, negli anni passati, che almeno l’80% degli sbarcati erano giovanottoni maschi in ottima salute. I quali, se davvero “fuggivano dalla guerra”, hanno lasciato in trincea le nonne e le mamme e le mogli?
Infine, come dimenticare la raffica di scandali sull’accoglienza, inclusi i benefattori che rubacchiano ai poveracci anche i 2.5 € di diaria? A parte che s’intascano gli altri 32.5. O vi devo ricordare Isola CR?

Mentre succede tutto questo, l’Europa mostra ancora una volta la sua assenza dalla politica in genere, e da quella estera in specie. Pensate che è in mano alla Mogherini!
Servono invece interventi decisi in Africa, anche spicci, se necessario; e piani per consentire al continente economia e lavoro, con adeguata ideologia del lavoro, non dell’edonismo piccolo borghese, che già ha rimbecillito l’Occidente, e qualcuno lo spaccia addirittura per “promozione umana”. Agli Africani, cui raccontano che l’Europa è il Bengodi gratis, bisogna predicare che “Chi non vuole lavorare, nemmeno mangi”. Non lo ha detto Salvini, l’ha scritto san Paolo. Aiutiamoli dunque a lavorare a casa loro.

Siamo noi, buonisti in testa, che abbiamo diseducato prima gli Europei, poi anche gli Africani e Asiatici.
Ma quale Europa dovrebbe fare tutto ciò e altro? Questa che abbiamo è solo un mediocre consiglio di amministrazione di azienda in seria difficoltà.

Ulderico Nisticò


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