Non si trovano lavoratori


Il palazzo della civiltà del lavoro a Roma

 Avete letto bene: non manca il lavoro, mancano i lavoratori, soprattutto in categorie di tecnici specializzati. Le aziende cercano addetti, e non li trovano.

 Calma con le illazioni. Molti giovani, è vero, hanno scelto, in passato, il comodo “reddito”; ma non può bastare a spiegare un tale fenomeno.

 Intanto in Italia, e peggio nel Sud, è più facile imbattersi in un poeta e filosofo che reperire un apprendista meccanico; e persino Platone, che ai filosofi assegna il potere, sottintende che devono essere pochi e veramente filosofi (non della domenica!), però i tekhnitai (tecnici) devono non certo decidere, che non è cosa per loro, ma saper fare il loro mestiere.

 Servono perciò scuole valide tecniche e un serio apprendistato. Quanto ai Licei Classici, devono vivere, eccome, però chi ci va deve saper distinguere al volo un periodo ipotetico indipendente di terzo tipo da uno dipendente “futurum fuisse”, mica solo blaterare dei “valori classici” che poi mai ci dicono quali, o s’inventano, alla squillacese maniera, democrazie e diete che mai furono. E non parliamo della metrica, oggetto sconosciuto al 90% dei professoroni. Mi capisco da me!

 Però, e qui datemi retta, bisogna pure che si dia da fare chi di competenza, per controllare la situazione reale del lavoro: e voglio dire se e quanto e come vengono pagati gli addetti; e attenti al “se”. Sono cosette che non vengono sufficientemente controllate; e spesso si versa in illegalità legalizzata. Sotto a chi tocca sorvegliare. Ma, a proposito di classicità, quis custodiet ipsos custodes?

 I lavoratori fuori sede affrontano evidenti e ben note difficoltà di alloggio e sussistenza, soprattutto se meridionali al Nord, dove la vita costa molto di più. Io ci farei un pensierino, sulle retribuzioni differenziate per zona. Con uno stipendio di prof a casa propria, uno è benestante; a Milano, muore di fame.

 Aggiungiamo gli incidenti, anche mortali, sul lavoro, che sono prova di scarsissimo rispetto delle leggi e norme, e del buon senso; e anche in questo caso, di pochi e blandi controlli.

 Premesso tutto questo e quant’altro, urge un ritorno all’idea del lavoro come dignità e libertà. Bisogna abolire dai testi scolastici certi piagnistei che presentano, marxianamente, il lavoro come disgrazia e sfruttamento. Lavoro e produzione sono il solo modo serio e concreto di giustizia sociale.

Ulderico Nisticò