Occhiuto, i fondi europei e la cultura


 Annunzia Occhiuto che spenderà i fondi europei “senza perdere un euro”. Dovrebbe essere banale, se fossimo in Veneto o in Lombardia: ma tutti sanno che la Regione Calabria, dal lontano 1970, ha ricevuto tonnellate di denaro da Roma e da Bruxelles, e non li ha spesi, rimandandoli verginelli indietro.

 Quello che dice Occhiuto è dunque una novità assoluta negli ultimi 55 anni della misera vita della Regione: e io, che non ragiono mai e seguo l’istinto, stavolta ci credo. E tanto ci credo, che voglio dare una mano.

1. Bisogna spendere, senza tanti biribimboli di discussioni eccetera. Meglio comprare coriandoli del prossimo Carnevale, che rispedire indietro i quattrini.

2. Ogni spesa, detto in generale, suscita giro di denaro, quindi attività economiche e lavoro.

3. Ogni iniziativa, in Calabria, scatena subito un coro di “Sarebbe meglio se… ”; e con questa ricerca del meglio siamo nel pantano da quattro millenni. Bisogna tappare la bocca ai filosofi della domenica, perché L’OTTIMO È NEMICO DEL BENE.

4. Per spendere, servono azioni precise e con competenza. Di solito, invece, i passacarte della Cittadella stanno a scaldare le sedie: urge controllare; e se non lavorano, assumere provvedimenti; per esempio, nome cognome e foto sul giornale!

5. Spendere come? Beh, servono ide. Accenno solo a strade, ferrovie, ponte, agricoltura, artigianato, innovazione tecnologica, piccola e media azienda di trasformazione, turismo che non sia chiasso di mezzo mese… Sotto a chi è del mestiere.

 Io, che di mestiere e per svago faccio il portatore sano di cultura (attenti: chi mi chiama intellettuale, lo querelo!), avrei diversi grilli per la testa. Esempio:

a. Moratoria quinquennale dei piagnistei retribuiti. Per carità, la Calabria ha qualche guaio; però è molto più sereno e allegro passeggiare di notte nel cuore dell’Aspromonte, che di giorno pieno nella stazione di Milano.

b. Rappresentazione in cinema, tv, libri della Calabria… pensate che stia per scrivere bella? Ma no, vera, genuina, abitata da gente normale, con normali difetti e normali pregi.

c. Studio della storia calabrese, argomento quasi ignoto non ai renitenti alla leva scolastica delle elementari, bensì ai plurilaureati, che se gli dite Magna Grecia, il massimo che sanno è Pitagora, ma giusto per le tabelline: già il teorema… Calabria romea (bizantina)? Tutti, tuttissimi monaci… che evidentemente si davano da fare! Degli gli altri secoli, la fucilazione di Murat; senza però sottilizzare chi era costui: un fucilato.

d. Per carità, ci sono in Calabria degli ottimi specialisti di qualcosa; ma proprio per questo non sono utilizzabili per fare divulgazione; e infatti si parlano tra loro. Ci vogliono quelli come Eratostene, chiamato Beta perché era secondo in tutto e in niente primo: però calcolò la misura della Terra mentre gli astronomi specialisti guardavano le stelle, e scoprivano, a pagamento, chiome di regine.

e. Avrei io delle ideone per spendere baiocchi a vagonate. Però non ve le dico, finché qualcuno non si fa vivo nelle debite forme.

Ulderico Nisticò