Ognuno ha le sue Vele


 A Napoli buttano giù, dopo anni e anni, degli orrendi palazzoni, detti Vele. Che fanno di male, le Vele? In sé, niente: sono centinaia di appartamenti. Solo che sorgono nel nulla eterno, senza intorno una chiesa, una piazza, una scuola, un bar… Insomma, sono la negazione di ogni millenaria idea dell’urbanistica. L’urbanistica è proprio il contrario degli “appartamenti” [dal verbo appartarsi!], ed è chiesa, piazza, scuola, bar… sono i luoghi dove le persone, proprio uscendo dagli “appartamenti” s’incontrano, si scontrano, litigano, si corteggiano, eccetera.

 Proprio Napoli ne era un mirabile esempio, con i suoi solennissimi palazzi nobiliari… nei cui “bassi” abitava il popolo; con la sua Reggia a due passi da Santa Lucia, dove Ferdinando IV/III andava a pesca e aveva una sua bancarella per vedere il pesce, in rumorosa concorrenza con i fedelissimi ma poco sussiegosi Luciani [Luci-ani]: questa era urbanistica!

 Le Vele, come tantissimi altri quartieri del genere in tutto il mondo, invece sono veri cimiteri dei vivi, dove ci si può solo “appartare”.

 Ma ognuno ha le Vele che si merita. A Catanzaro, per esempio, c’è Corvo Aranceto, una zona del tutto priva di qualsiasi cosa che non sia dormire.

 Soverato, negli anni 1960-70 della mai troppo deprecata Prima repubblica DC, PSI con l’occhiolino al PC, e sotto la spinta di ideologie demagogiche, riuscì nella non facile impresa di distruggere un’urbanistica perfetta, quella risalente agli anni 1880-1940, che aveva luoghi naturali di aggregazione; e di farsi circondare da quartieri ghetto di “appartamenti” appartatissimi:

  • l’intera 167, dalla Parrocchia allo Stadio, dove si sono solo cooperative e scuole; quindi, dal pomeriggio alla seguente aurora, il sonno;
  • la Cuturella e dintorni, dove non ci sono manco scuole, quindi il sonno è h 24;
  • la Panoramica, che era nata come piccolo elegante quartiere di lusso, ed è un intrico di condomini, tutti lontanissimi da qualsiasi servizio;
  • Mortara… dove sto ancora aspettando, come mi assicurò il sindaco Calabretta che vi sorga “un centro commerciale”, di cui va posata ancora la prima pietra, nel 2120;
  • Soverato Superiore, in palese svuotamento;
  • e non mancano altri tentativi, tipo “strutture ricettive” all’ex Quarzo ex COMAC, spacciate per albergone da nababbi allo scopo di affumicare gli occhi…

Conseguenze nefaste di quanto precede:

  1. Le persone che abitano in quei luoghi remoti, devono usare l’auto per fare la spesa, con i problemi di traffico ben noti;
  2. Una volta che devono prende l’auto, vanno più spesso a Davoli o a Montepaone;
  3. A parte fare la spesa, e con eccezione per pochi coraggiosi, gli occupanti degli “appartamenti” periferici ci restano in pigiama, donde la grave crisi di socialità di Soverato.

 Bisogna riparare con interventi sociologici, creando luoghi d’incontro. Lo sta diventando il Corso, che perciò dev’essere pedonale tutto il giorno e tutti i giorni dell’anno. Per la viabilità, urge un servizio pubblico di navetta circolare.

 Quanto all’urbanistica, serve un censimento serio degli appartamenti, anzi interi casamenti ormai vuoti, e vedere di utilizzarli come albergo diffuso: bene inteso, con carta d’identità e tasse, quindi passando obbligatoriamente attraverso le agenzie.

Ulderico Nisticò