Padroni, papponi e “puttane”


L’americano Di Battista, forte dell’assoluzione di Virginia Raggi, scagliandosi con virulenta barbarie contro la categoria dei giornalisti, ha voluto catalogarli come delle peripatetiche, passeggiatrici, donne di facili costumi… insomma “puttane”. Puttane perché molti di loro si vendono al padrone-pappone che non solo gli paga lo stipendio, ma spesso gli detta la linea editoriale per indirizzare l’informazione in modo più conveniente politicamente al padrone-pappone.

E’ chiaro ed evidente che non è per tutti così. Molti seri giornalisti fanno il loro lavoro con coscienza e con rispetto dei fatti e della verità. Ma bisogna dire anche che tante, troppe, “puttane” esistono e sono in prima linea nelle testate giornalistiche più importanti e nei talk show. Chiaramente l’Alessandro a stelle e strisce ha detto la sua bella pirlata (chissà perché tra le perle del pirla ci finiscono sempre i rappresentanti dei cinque stelle? mah!), ma non ci piove che l’informazione in Italia sia oggi decisamente controllata da pochi che fanno il bello e cattivo tempo. Liste di proscrizioni erano già state fatte da Renzi alla Leopolda e ancora prima il Berlusca aveva epurato giornalisti solo perché dicevano la verità su di lui (ricordiamo Enzo Biagi). Certamente non si deve tornare alle tenebre della caccia alle streghe e la libertà di stampa non è solo un principio costituzionale da rispettare. E’ il principio morale alla base di ogni società civile che si promuove come veramente libera e la libertà non si attacca mai. Mai.

Certo, se non esistessero giornali finanziati dallo Stato e tutti fossero indipendenti, sarebbe meglio. Ci sarebbe più informazione libera dettata dalle sole ideologie, magari sbagliate, ma personali e comunque vere. Come quelle puttane che non sono state obbligate a prostituirsi, ma fanno quel mestiere per il solo ed unico piacere di fare l’amore. E un po’ anche per soldi.

Gianni Ianni Palarchio (Blog)


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