Parlarsi con i meme


Per chi non sapesse cosa è un meme, si tratta di una foto di un personaggio pubblico, più o meno famoso, con una dichiarazione sovra-scritta che avrebbe rilasciato ad un qualche fantomatico giornale o a qualche improponibile televisione e ad un indistinguibile giornalista. Si preparano specificatamente per impressionare il pubblico dei social network e cavalcare l’onda del momento che caratterizza il personaggio, e chi lo fa, a ragione, è sicuro che innumerevoli boccaloni cadranno nella rete della condivisione folle. Il più delle volte, i meme hanno una fisionomia chiaramente goliardica e non lasciano spazio a dubbi sulla loro messa in scena fantasiosa e divertente. Ma altre volte, subdolamente, sono preparati con accuratezza instillando nel lettore il tarlo di probabile veridicità. Magari una frase estrapolata da un contesto più ampio, presa singolarmente può avere un significato, ma nell’insieme del concetto volutamente omesso ne avrebbe avuto un’altra. Che chiaramente il lettore del meme non si preoccupa di andare a verificare (o magari non ne ha il tempo). E allora i nuovi fumetti dell’era digitale diventano, gioco forza, la nuova realtà che va sbandierata per sostenere un ideale o contrastare una meschinità. Così una foto di Renzi che dice “Dobbiamo salvare MPS per salvaguardare i piccoli investitori“, è sventolata con fierezza dai sostenitori del giullare toscano per garantire la sua bontà d’animo; ed è denigrata dagli avversari politici per sottolineare che il suddetto non è altro che un cazzaro. Ma in questo marasma, nessuno si preoccupa di verificare se effettivamente l’ex presidente del consiglio ha pronunciato quella frase, o se l’ha fatto in quei precisi termini.

Allo stesso modo, un Salvini ritratto col suo faccione da selfie che pronuncia la frase “chiuderemo i porti alle navi che sbarcano immigrati“, è decisamente razzista e come tale presa dalla maggior parte dei buonisti indignati. Ma anche qui nessuno si preoccupa di verificare se quella frase è stata pronunciata così come ce la mostra il meme o magari è stata tratta dalla più completa risposta al giornalista che gli chiedeva delle navi ong “chiuderemo i porti alle navi che sbarcano immigrati alimentando il malaffare del business dell’immigrazione e del mercato degli schiavi“. Non è bella, ma comunque meno razzista di come voleva mostrarla il meme.

Quindi, se non sono il frutto di una chiara finzione volta solo a far sorridere, se non riportano la fonte facilmente verificabile, o se non sono aforismi che vogliono farci riflettere sulla bellezza o la bruttezza della vita, allora hanno un duplice scopo: di impoverire la verità dandone volutamente una falsa ed incompleta versione, e ridurre ad un fagiolino il già vostro minuscolo cervello che è abituato a leggere solo i titoli e a guardare le figure.

E direi che, in entrambi i casi, gli obiettivi sono pienamente raggiunti.

Gianni Ianni Palarchio (Blog)


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