Per una rivoluzione (culturale) serve un catalizzatore e una scintilla


 Nel caso abbiamo il popolo sardo, conosciuto per l’amore della sua terra e per la determinazione, meglio cocciutaggine, nel perseguire una intenzione. Poi serve la scintilla nella fattispecie la beffa del latte dei paesi dell’est per la produzione DOP autoctona. Chissà se questa è davvero la goccia che farà traboccare il vaso così finiremo di essere mortificati con ottuse regole e squinternati pareri di burocrati lontani dalla realtà e dalle tradizioni.

Chissà se cesserà l’abominio perpetrato nel criticare e a voler vietare il consumo e commercio del pane e della pizza cotta a legna, ad autorizzare il commercio di latticini senza latte, alla pasta di grano tenero, al vino fatto dal chimico anziché dall’enologo e a tutte quelle sofisticazioni alimentari (chiamatele pure schifezze) che ci propinano quotidianamente in nome di un presunto progresso ma che servono solo a rimpinguare le multinazionali dell’alimentazione.

Certo, i sardi da soli, se pur fieri e bellicosi (figurativamente), non possono sconfiggere il gigante “Bruxelles” c’è bisogno di innescare una reazione virtuosa per imporre una nuova tendenza realmente ecologista e sopratutto salutista. Spetta a ognuno di noi fare il passo verso la piena solidarietà ed emulazione verso chi ha deciso di dire basta alle stramberie europee!

Saverio Tripodi


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