Persecuzioni contro i Cristiani, e Timor Est


Come leggiamo e vediamo nelle cronache, sono frequenti e gravissime le persecuzioni contro i Cristiani, e molto più spesso contro i Cattolici: l’ultimo episodio è una strage nelle cattolicissime Filippine.

Gli autori di tali delitti non sono atei o buddisti o animisti o marziani: sono, e dichiarano di essere, musulmani. In altra sede possiamo parlare del fatto che ci sono anche musulmani pacifici, però quelli che uccidono, certamente pacifici non sono, anzi praticano l’assassinio come modo di lotta politica e religiosa.

Non mi pare che il problema venga preso in molta considerazione da nessuno. Gli stessi giornali e tv, che tanto spazio dedicano a 47 giovanottoni spacciati per “bambini”, e in ottima salute e sopra una misteriosa nave olandese illegale anche in Olanda, sembra quasi provino fastidio a riferire delle Filippine, della Nigeria…

La stessa Chiesa non va oltre una generica preghiera, invocando un aiuto diretto di Dio che non è previsto, nella storia umana, dalla teologia, altrimenti “fora distrutto libero arbitrio” (Purg. XVI). Non è Dio che deve arrestare i criminali prima che attacchino; non è Dio che deve fermarli se sorpresi ad attaccare; non è Dio che deve svolgere indagini di polizia. Sono gli uomini che, obbedendo ai precetti di Dio, volutamente di carattere generale, devono assumere provvedimenti di polizia ed eventuali provvedimenti militari e di guerra.
Di guerra? E qui immagino pianti e lamenti, e marce della pace con la faccia del povero Che Guevara che però morì combattendo! Eh, potrei evocare le Crociate, Otranto, Lepanto, Vienna… “Altri tempi”, risponderebbe il mio collega che sa a memoria il libro di testo e basta.

E invece, ragazzi, sapete come v’incastro? Non con il 1096, con il 1571, non con il 1683, ma con il 1999; e già, nel 1992 e fino al 2002, in tempi recentissimi.
Che cosa successe, l’altro ieri? Che la metà orientale dell’isola di Timor, per secoli possesso portoghese e terra cattolica, dal 1975 indipendente ma occupata dalla musulmana Indonesia, subì gravissime persecuzioni. Partì una spedizione internazionale, mi pare sotto comando australiano… e fin qui, va bene, perché l’Australia sta a due bracciate a nuoto.

Ma di questo esercito, che entro il 2002 liberò e pacificò Timor Est, faceva parte, udite udite, un contingente italiano: e fu la guerra più lontana mai combattuta dall’Italia fin dai tempi di Romolo e Remo. Come sempre in questi casi, ci saranno stati scontri armati e nessuno ci raccontò niente: e fu meglio così. Ripeto, ragazzi, non erano i tempi di san Bernardo, era il 1999; presidente del Consiglio italiano, non era Goffredo di Buglione, era D’Alema; papa, san Giovanni Paolo II.

Amici belli, se si poté fare a Timor Est, perché non lo possiamo fare altrove?
Quanto ai cattolici a rischio di vita, non è tanto difficile spiegare loro che il martirio è una scelta, mica un obbligo; anzi, che un padre di famiglia cattolico, posto di fronte alla scelta tra farsi uccidere da un musulmano o sparare per primo lui, restare vivo e sfamare ed educare e far crescere i figli, non deve esitare un attimo per la seconda opzione, e non commette affatto peccato, tutt’altro.

La pace è una sana scelta del buon cattolico; il pacifismo, no, san Tommaso d’Aquino alla mano. La pace, scrive Isaia, è opera della giustizia; ma non è vero che la giustizia sia automaticamente opera della pace, e tanto meno che, per la pace, si debba sacrificare la giustizia.

Ulderico Nisticò


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